Edizioni La Baronata


Episodio 33.

In cui il comandante Moritz si rende ridicolo.

di Daniel de Roulet
Episodio 1.

I giornalisti ammassati sulla piazza della stazione di Davos tendono i loro microfoni, dirigono le loro telecamere sulle celebrità che abbandonano il perimetro di sicurezza. Tutti a piedi. Il flusso di fuggitivi attraversa la linea di demarcazione dall'interno verso l'esterno.

Installato con il suo binocolo nella sala di controllo, il comandante Moritz osserva la scena con un sorriso beffardo. Tutto è accaduto come doveva. La valanga ha portato via il ripetitore. E anche quello che lo stava facendo saltare. Non è riuscito a ridiscendere al villaggio.

Il suo effetto secondario non è finito. I signori uomini d'affari, uomini politici, aspiranti ai diversi poteri sono in fuga per la paura e il silenzio telefonico. Anche i manifestanti, non molto coraggiosi, sono rimasti in pianura. I flussi sono sotto controllo.

La conferenza stampa avrà luogo alle undici, la seduta di preparazione alle dieci. Ma l'agitazione è cominciata allo spuntar del giorno. I rari manifestanti sono sbarcati dal treno con uno striscione già spiegato denunciante i padroni del mondo e la loro polizia.

Nell'attesa dei rinforzi per tentare di superare lo sbarramento, si sono messi a costruire dei pupazzi di neve.

Ruth non ha dormito la notte. Ma ha potuto arrangiarsi con il trucco. Il comandante Moritz si è rasato, fatto la doccia, spera di poter tenere tutta la giornata. In ogni modo non ha scelta.

Uno dei pupazzi di neve è stato persino decorato con un berretto con tre larghi galloni. Qualcuno ha imitato il berretto del comandante Moritz. Ma non solo questo. Con il binocolo, il comandante Moritz scopre il viso del pupazzo. Assomiglia molto a colui che ha scorto poco prima nello specchio, mentre si radeva la barba notturna.

I giornalisti scattano fotografie del sosia di neve del comandante Moritz. Accanto alla statua posa lo scultore virtuoso. Regolando il suo binocolo, si può vedere che si tratta di un Asiatico.

Lo scultore indietreggia, molto teatralmente, per i media. Il comandante Moritz non è sicuro di aver visto bene, passa il binocolo a Ruth affinché confermi il suo sospetto. È lei che osa dire:

- Capo, ma capo, quel tipo è il nostro Tsutsui.

I giornalisti non hanno dubbi. Lo hanno riconosciuto come quello che ieri sera insultava i partecipanti per nome.

- Capo, se l'è cavata. È impossibile.

Ecco dunque il leader informale che prende lo slancio e come in un combattimento delle sue parti, con il rovescio della mano, braccio teso e colpo secco, fa saltare la testa del pupazzo di neve. Mirafiori Tsutsui si prende gioco della testa del comandante Moritz.

I manifestanti applaudono, il comandante Moritz vede le loro mani che battono e i loro sorrisi maligni. Appoggia il binocolo. Ruth accanto:

- Capo, hai visto cosa stanno facendo. È teatro di strada. Non prenderlo sul serio. Hai capito cos'è successo?

Certo che ha capito. Ha inseguito tutta notte, sugli schermi, un tipo che si burlava di lui. Credeva di averlo seppellito sotto una valanga. Terrorista in certe ore, buffone pubblico in altre.

Per quelle persone, il simbolico è re, è questo che piace al pubblico. Ridicolizzare l'immagine del potere. Il comandante Moritz è pagato per prestare la sua faccia a questi giochi.

Avanza un'ipotesi all'intenzione di Ruth. È veramente sicura che la figura che scendeva il pendio stanotte, leggera e agile come un canguro, fosse quella di Mirafiori Tsutsui?

- Come, capo, vuoi dire che aveva un sosia?

No. Non un sosia, ma avrebbe potuto ingannare le telecamere costruendo un pupazzo di neve molto somigliante. Per esempio un pupazzo con quel portamento leggero e agile come un canguro.

- Capo, credi che si sia preso gioco di noi?

Sì, e non solo una volta. Questo tipo non ha fatto saltare il ripetitore. Ha calcolato le reazioni a un pericolo che in fondo non esisteva. Ha mimato il terrorista.

Il comandante Moritz sembra pagato per cadere nel ridicolo. Perché quel che vede ora, passa veramente i limiti. Max vom Pokk, il tizio al quale il comandante Moritz ha telefonato stanotte, anche lui entra in scena.

Eccolo qua, dopo aver attraversato la linea di demarcazione si avvicina al Giapponese, gli rivolge la parola. L'altro si inchina con tutto il busto, alla giapponese, e Max gli tende la mano. I giornalisti si occupano di mediatizzare l'avvenimento.

- Capo, hai visto. Sembra si conoscano.

No, sembra piuttosto che si siano riconciliati. Com'era il tema della relazione di Max vom Pokk?

- Capo, era: Dal Maggio 1968 al Settembre 2001.

Sì, è quello che pensa il comandante Moritz. Dal Maggio 1968 al nostro Settembre, non c'è che un passo. E quei due l'hanno fatto.

(continua)

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Copyright © 2001 Daniel de Roulet per la versione originale francese

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