Edizioni La Baronata


Episodio 21.

In cui si confermano i pregiudizi di Max sul colpo di fulmine.

di Daniel de Roulet
Episodio 1.

Giochi di fratello e sorella. Frénésie immobilizza Max con le braccia in croce, la lascia fare, lei dice:

- Allora al signor conferenziere piace solo il presente. Il signore non ama parlare del passato o del futuro. Insomma il signore è un post-moderno che ignora di esserlo.

E io, signore, se voglio rivederti, se ho bisogno di darle un appuntamento per domani, se ti parlo del futuro, già non sei più d'accordo? Sei tu che neghi la storia, non io. La scena di prima nell'ascensore, è già finita. Io la vedo come il passato. Te ne infischi di già?

Max conferma, è proprio così. Per esempio, non chiederà a Frénésie chi era la Giapponese in sedia a rotelle chiamata Tsutsui. Poiché è morta tre anni fa. Non serve a nulla rimescolare il passato.

Nel presente Max ama il nero delle guance di Frénésie, il nero delle sue spalle dova la lampada del comodino costruisce un riflesso bluastro, il rapporto tra il nero dei suoi capelli e il nero dei suoi seni con il rosso della punta, il nero dei peli sulle cosce scure, il grigio dell'usura delle ginocchia, il bruno delle dita dei piedi da dove si stacca l'arancio delle unghie. E il pallore del palmo.

Ha ragione. Max si rifugia nel presente, è un po' breve, giovanotto, ma è una bella prospettiva questo braccio ripiegato sul blu del piumone, questi denti luminosi che gli sorridono, queste ciglia che battono il tempo come il cuore di uno scolaro all'appuntamento con il suo primo amore.

Il mistero di una donna che si è riservata per uno sconosciuto, incontrato dopo tanti altri che le hanno fatto la corte. Per quattro anni e mezzo. Perché Max? Com'è bella, Frénésie, quando insiste:

- Tu non rispondi, Max. Tuttavia è serio ciò che vorrei sapere di te. Di me tu puoi sapere tutto. Di te, tu non concedi nulla.

Max ride scioccamente, ma di felicità, di questo slancio che lo porta verso di lei senza ragione. Se vuole sapere qualcosa di lui, aspetta delle domande precise, poiché non ha quasi nulla da nasconderle. Allora, arrivano queste domande?

Cosa conosce dell'amore, Max? Si ricorda di un francofono che diceva: della politica, conosco solo la sommossa. Questo Flaubert aveva la risposta facile. La risposta di Max sarebbe: dell'amore, sì, conosco solo il colpo di fulmine.

Gli piace questo come le manifestazioni violente, le bottiglie di birra riempite di benzina che bisogna tenere col braccio teso per non bruciarsi i vestiti. È così l'amore, una fiamma che bisogna maneggiare con il braccio teso, un cocktail molotov.

Ecco ciò che dirà domani. Del 1968 non resta che una cosa, ma nessuno potrà riprenderla. Un'intera generazione ha inventato nuove regole per l'amore. Non una sola regola, ma migliaia. Per questo il pensiero unico non ha presa sulla sua generazione. Ha fatto presa solo sui post-moderni che oggi hanno quarant'anni.

Con la nuovissima generazione, il pensiero unico è agli sgoccioli. E tanto meglio così.

(continua)

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Copyright © 2001 Daniel de Roulet per la versione originale francese

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