Edizioni La Baronata


Episodio 29.

In cui si trema all'idea di una valanga.

di Daniel de Roulet
Episodio 1.

Da tempo Tsutsui deve rendere loro pan per focaccia. Otto anni di penitenziario per legittima difesa, gli hanno rubato tutta la sua gioventù.

Quando l'inchiesta del Senato americano ha dimostrato che l'Ordine dei Pretendenti era una pericolosa organizzazione mafiosa, avrebbero potuto ringraziarlo, farlo uscire di prigione. Ma no, gli hanno condonato solo due anni, per buona condotta.

Non ha perso completamente i suoi otto anni. Ha imparato a difendersi, ha conosciuto il rovescio del mondo, quello dove ogni mattina bisogna presentare il proprio ano ai secondini che dicono «tossisca» per verificare non ci sia nascosto niente. Tossisca. L'altra faccia del miracolo giapponese, il sadismo dei vinti, i suicidi del mattino presto, la dittatura degli yakusa rinchiusi, i pazzi che spalmano i loro escrementi sui muri.

Nella purezza della neve, la calma della notte stellata, diventa difficile da immaginare. Si direbbe un incubo e non l'altra parte del mondo. Una sera che Tsutsui non ne poteva più, l'hanno gettato tutto nudo nella neve del cortile fino al mattino. Tutta la notte, per non crepare, ha costruito dei pupazzi di neve. Sapeva che i secondini tranquilli al caldo lo guardavano fare dal loro posto di guardia, dietro i loro schermi.

Con l'infrarosso potevano vedere ogni suo gesto. Ha rifatto a memoria la statua del capo guardiano, la statua del capo di blocco, la statua del direttore e la statua del procuratore. E alle otto, quando gli altri detenuti si aspettavano di trovarlo morto dal freddo nel cortile, ha proceduto all'esecuzione delle quattro marionette in grandezza naturale. E ogni volta che, con un colpo secco del suo braccio teso, faceva saltare una delle loro teste, tutti i detenuti urlavano la loro rabbia con lui. I secondini quel giorno hanno dovuti farsi piccoli piccoli.

Visto da qui, da sopra Davos con questa neve all'infinito, sembra un altro mondo. Solo la traccia di Tsutsui che zigzaga per giungere fino a trecento metri sotto il ripetitore. L'immensità delle costellazioni e alcuni piloni della sciovia da cui innumerevoli telecamere sorvegliano il deragliamento del cavo. Ha persino scorto, a lato della telecamera, il proiettore per le sere di primavera quando le piste rischiarate ottimizzano la resa.

Restava da utilizzare il telecomando. Per proteggersi da ogni passo falso, aveva tenuto le pile al caldo nella sua tasca. Preparava ogni gesto per mantenere la fortuna dalla sua. Occorreva mettere le pile e tenere verticale l'antenna del telecomando. Poi un colpo di pollice doveva far accendere per un breve istante un diodo rosso. Questo significava che il codice di apertura del relé è stato inviato al timer interrato. Allora, come Biancaneve in attesa del bacio del Principe Azzurro, il timer tornerebbe in vita per un breve messaggio di risposta.

Questo accenderebbe un diodo verde sul telecomando di Tsutsui. Allora invierebbe con un secondo colpo di pollice un nuovo messaggio alla bella addormentata. Significherebbe semplicemente: visto che ti sei risvegliata, aspetta ancora trenta minuti, il tempo che Tsutsui si allontani, poi metterai fuoco alle polveri. Mi rallegro, Biancaneve, che tu esca dalla tomba per ristabilire finalmente la giustizia sulla Terra. Prima di dare la parola a coloro che non ce l'hanno, bisogna far tacere il chiacchierio di quelli che si credono i padroni del mondo.

Trenta minuti, appena il tempo per raggiungere a gambe levate il limitare della foresta. Uno scenario come ne immaginava migliaia quando ancora era in prigione con il vecchio anarchico di Narita.

Tsutsui conosce bene la paranoia di quei signori per la sicurezza. Non ha portato con sé il telecomando. Non ha installato il detonatore, non ha interrato la carica. Ha semplicemente immaginato quello che avrebbero immaginato i guardiani dell'ordine quando lo avrebbero scorto solo nella neve al di sopra di Davos.

Immagineranno giunta la loro ora. L'avrebbero innescata loro stessi.

(continua)

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Copyright © 2001 Daniel de Roulet per la versione originale francese

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