Edizioni La Baronata


Episodio 12.

In cui viene svelato lo strano modo di guadagnarsi da vivere del pregiudicato Tsutsui.

di Daniel de Roulet
Episodio 1.

Alzando la testa, Tsutsui può distinguere il bordo della foresta a duemilacento metri di altitudine. Siccome è partito da millecinquecento metri e deve arrivare a duemilacinquecento, avrebbe già percorso più della metà del dislivello. Questo non gli sembra possibile.

Apre la mappa e, grazie alla lampada tascabile, scopre che il sentiero, prima di oltrepassare il limite definitivo degli alberi, attraversa una radura in cui si trova una baita non abitata d'inverno.

Non ha altro da fare. Arrampicarsi nella notte per incutere paura a questi signori. Privarli delle conversazioni. Tra tre settimane, a Londra, deve organizzare una faccenda che gli rende molto. L'impiego meglio pagato che è riuscito a trovare.

Una quindicina di persone lavorano con lui, tutte devote ma senza scrupoli quando si tratta di affari. Un contratto per lanciare una nuova marca di bevanda alcolica. Si chiama pubblicità clandestina.

In ventiquattro ore occorre aver fatto il giro di tutte le serate che contano. Farsi servire con gran chiasso la nuova bevanda. Un passaparola. Un lavoro di suggestione, di persuasione menzognera degli indecisi. Ah provatela! È straordinaria! Come? Non la conosce? Su, gliela offro. Mi dirà cosa ne pensa.

In una sera tutte le persone raggiunte devono aver l'impressione di aver fatto loro stessi la scoperta. La diffondono e si trasformano senza saperlo in agenti della pubblicità clandestina. L'operazione è preceduta da due giornate di formazione.

Tsutsui raggiunge la radura dopo aver superato una valletta in cui una cascata muta esibisce i suoi ghiaccioli al sorriso delle stelle. Sceglie un altro CD dal suo marsupio, una melodia venuta da altrove, poi trova una panchina protetta dalla gronda di uno chalet.

Versa ancora un dito di tè caldo, brindando alla salute degli assediati di Davos. Laggiù si distende nel sonno la processione dei tetti piani. Potrebbe essere un paesaggio idilliaco. La chiesa col suo interminabile campanile è così ben illuminata che si può persino decifrare il quadrante. Una e mezzo del mattino.

Gli edifici importanti si scorgono facilmente. A sinistra, la stazione di Davos-Platz, a destra, quella di Davos-Dorf e la linea della Ferrovia Retica che le collega. Riconosce anche gli alberghi: il Flüela, il Belvedere e La Montagna Incantata.

L'illuminazione del Centro dei Congressi rivaleggia con quella dell'accampamento delle unità speciali. Domani mattina, i manifestanti tenteranno di sbarcare da tutte le parti. Dalla strada, col treno, con gli sci, in slitta, con le racchette. Peccato che non abbiano nessuna possibiltà di successo. Da qui la necessità di utilizzare altri mezzi per segnalare al mondo la presenza di un certo dissenso concernente l'ordine del giorno di questi signori.

Davos si stende, in tutta la sua lunghezza, su un versante sud-est. I vecchi sanatori sono leggermente girati sulla pendenza affinché le loro terrazze godano della miglior esposizione al sole. I pazienti avvolti nelle loro coperte attendevano la guarigione o l'agonia.

Sopra le case corre la massa scura della foresta. Alcune radure innevate e la trincea in direzione dello Schatzalp tracciano delle figure bianche. Sopra la funicolare, al limitare del bosco, una fila di luci quasi rosse annuncia l'ex-clinica d'altitudine trasformata in albergo.

Più in alto ancora, tre montagne innevate zebrate fino alla cima dai ripari antivalangari. Delle strisce orizzontali nere segnano i pendii scoscesi per preservare Davos dagli scoscendimenti di neve. Poi dietro il taglio netto delle cime, il blu notte di un cielo senza nubi, trasparente e profondo come sa esserlo l'infinito alla ricerca delle stelle lontane. La coda dell'Orsa Maggiore è rimasta impigliata dietro la mammella del Weissfluhjoch. Tsutsui, conquistato dalla bellezza del paesaggio, spegne la musica del suo CD.

Un giorno ritornerà qui con i suoi compagni della pubblicità clandestina. Faranno surf, o decolleranno dalla montagna in parapendio. Terrà una mappa sulle ginocchia e si prenderà il tempo per imparare il nome delle montagne che, in questo paese, sono declinati in tedesco, in italiano e in romancio.

(continua)

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Copyright © 2001 Daniel de Roulet per la versione originale francese

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