Edizioni La Baronata


Episodio 3.

In cui si assiste alla corte che Max vom Pokk fa a una direttrice d'albergo.

di Daniel de Roulet
Episodio 1.

Ancora due ore fa Max non conosceva questa donna, Frénésie, un nome così dolce. E là nel lussuoso ascensore, proprio prima di arrivare al secondo piano dove alloggia, Max l'ha appena baciata. Lei gli rende il bacio, schiaccia il bottone per continuare il viaggio fino al sesto ed ultimo. Esce per prima, gli fa segno di seguirlo fino al suo ufficio. Una signora in abito da sera, un passo sicuro.

Nell'anticamera, saluta la sua assistente che lavora ancora, a mezzanotte passata. Appena Max entra nel locale dove troneggia la sua scrivania di direttrice d'albergo, lei gli mette un dito sulla bocca, poi scosta le tende perché possa ammirare la vista di Davos addormentata.

La neve è cessata. Nella maggior parte delle case le luci sono spente, salvo verso la pista di pattinaggio dove un accampamento di poliziotti è rischiarato come in pieno giorno. Una luce arancio intermittente indica un autocarro spandisale attraverso le strade deserte. La mezzaluna è scomparsa dietro le montagne, ma una strana luce continua a rischiarare le cime. Si distingue ogni piega del terreno al di sopra del limite degli alberi, lo squarcio delle sciovie, i ripetitori delle telecomunicazioni sulla cima.

Sembra che lassù in quota da tre giorni la neve sia caduta incessantemente. Si temono valanghe di neve polverosa. Con la distanza la neve addolcisce ogni paesaggio fino a renderlo malinconico.

Frénésie chiede a Max di accomodarsi e pronuncia qualche frase di circostanza fuori da ogni contesto per ingannare l'assistente che tende l'orecchio:

- Dunque diciamo, signor vom Pokk, che lei dalla prossima estate può portarci un numero di clienti prefissato...

Poi Frénésie chiude la porta con un colpo di tacco, si avvicina a Max:

- Ora lei scenderà in camera sua. Ma non chiuda la porta, la accosti solo senza che faccia contatto, altrimenti lo si vede dalla centrale di controllo. Arrivo tra cinque minuti.

Malgrado la voglia pazza di baciare ancora Frénésie, Max raggiunge l'ascensore, non senza aver salutato, passando, un signore di guardia davanti alla porta di un cliente di riguardo.

Entra nella sua camera al secondo piano con l'aiuto di una carta magnetica, accosta il battente senza chiudere, come ha raccomandato Frénésie.

Max si piazza davanti allo specchio del bagno, senza alcuna voglia di muoversi. Un tizio affaticato da una giornata d'aereo, un uomo con i capelli grigi, un innamorato che sta vivendo il colpo di fulmine più folgorante che abbia mai conosciuto, un conferenziere al Forum di Davos, invitato a presentare un soggetto d'attualità: «Dal Maggio 1968 al Settembre 2001». Un uomo solo, la sera tardi, in una camera d'albergo, che verifica allo specchio la conservazione dei suoi lineamenti.

Non gli piace la ruga verticale che si scava e si allunga due volte dagli occhi alla bocca. Come se la vita fosse riuscita a segnare Max. È là, meravigliato dal gesto di poco prima. Baciare una sconosciuta a cui dà del lei, che gli si è presentata durante un cocktail nel salone dell'albergo in onore dei nuovi arrivati, i conferenzieri di domani.

Di lei Max sa che dirige l'albergo da un anno, il suo primo impiego nel settore alberghiero. In precedenza lavorava a New York in uno studio di avvocati specializzato nelle fusioni di aziende. Ha una figlia di cinque anni che cresce da sola, abita in uno chalet all'uscita di Davos, all'interno del perimetro di sicurezza.

C'erano molti fotografi al cocktail. Forse uno di loro ha scattato la foto del loro primo incontro in mezzo agli invitati, quel primo sguardo che ha fatto un folgorante avanti-indietro.

Mentre si pulisce i denti, Max sente una stretta cominciare vicino al cuore e scendere fino allo stomaco. Come la gioia che sommerge un bambino che sta per partire verso un paese sognato. Max riconosce dentro di sé una sorta di equilibrio interiore. Con la schiuma del dentrificio sulle labbra, davanti allo specchio dell'albergo, sorride scioccamente.

(continua)

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Copyright © 2001 Daniel de Roulet per la versione originale francese

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