Episodio 10.In cui l'amore di Max e Frénésie si illumina di una luce politica e culturale. | |||
di Daniel de Roulet | |||
Episodio 1. |
Max parla a Frénésie di idee che girano nell'aria da tempo, che rievocherà nella sua relazione. Dapprima la generazione del 68 ha spazzato via alcune anticaglie che avevano fatto il loro tempo. Bisognava liquidare il lavoro alla catena di montaggio, liberare i costumi, distruggere il patriarcato, il che ha avuto abbastanza successo. Poi sono venuti i post-moderni, questi piccoli imbecilli che pretendono che nulla abbia senso, che tutto giri in tondo. La storia è finita, l'arte solo una perpetua citazione, la New Age la sola religione. Per fortuna sta arrivando una nuova generazione, nata a Seattle e battezzata a Genova. Osa un nuovo impegno, parla di politica. - Ma tu Max, cosa c'entri in tutto questo? Perché sei nel mio albergo stasera? E persino nel letto di una post-moderna, se ho ben capito. Perché Max non avanza mai diritto. Il suo procedere è quello del cavallo sulla scacchiera. Un passo di lato, due in avanti. Non si lascia mai prendere nella linea di tiro del nemico. - Ma tu stai andando a letto con il nemico, Max. Ti capita spesso questo genere di eccezione? Come lo dice con freddezza. D'un tratto, sente il suo sesso afflosciarsi. Prova come un riflusso di tutto lo slancio che provava per lei. Prova a persuaderla che lei, no, lei Frénésie non può essere considerata una rappresentante della New Age. È troppo bella per dire questo. Le accarezza la guancia, la bacia sulla fronte. Niente commuove di più Max dei seni di una donna nuda sdraiata sulla schiena, quando non superano quasi più il petto. Più tardi, Frénésie si siederà sul letto, in un modo o nell'altro il suo seno riprenderà la forma che ha notato prima sotto la camicetta. Per il momento, gli amanti sono sdraiati, il mondo è loro, nessuno può disturbarli, a meno che uno chieda: Ti ricordi? Oppure una stupida frase come: Cosa faremo domani? Il presente dell'amore precede tutti i misteri della creazione. Eden qui e ora, due corpi distesi fianco a fianco, uno sull'altro o, stanchi, tenendosi ancora per mano, con le labbra. Il tempo si contrae, come due aghi che girano assieme sul quadrante delle lenzuola dell'albergo. Risuonami sulla schiena la musica della tue dita. La mia nuca sul tuo ginocchio, il mio orecchio nella tua nuca, le tue cosce davanti ai miei occhi. Ed ecco, si riparte in viaggio, che lo spazio del letto ci racchiuda. L'amore, farlo, viverlo, farlo vivere affinché le sole lacrime siano quelle di felicità. - Veramente Max, sei capace di pensare solo al presente? Ciò che accadrà domani mattina non ti preoccupa? Quando quei potenti signori dalle giacche ben abbottonate ti faranno delle domande pungenti, il tuo sorriso basterà? E Frénésie cosa si immagina? Perché dopo quattro anni e mezzo di astinenza si ritrova nel letto del primo venuto a filosofare sull'amore, a nascondere le carezze in mezzo alle parole? Una Nera tra le nevi. È veramente il suo posto? - Max, sai, nel salone del mio albergo... dico del mio albergo ma non è più mio che tuo... nel salone, mentre tu mi parlavi col whisky in mano, osservavo tutti gli altri uomini. Ho avuto un momento di vertigine capendo cosa mi piaceva di te. Cosa poteva essere? (continua) | ||
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Copyright © 2001 Daniel de Roulet per la versione originale francese |
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