Cantiere biografico
degli Anarchici IN Svizzera








ultimo aggiornamento: 14/04/2024 - 10:27

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MISEFARI Bruno Vincenzo Francesco Attilio (Furio Sbarnemi, Furios, Furio)

Ingegnere





Palizzi (RC) 17.1.1892 da Carmelo e Francesca Autelitano - Roma 12.6.1936 (ospedale).

Nel marzo 1912 condannato dal Tribunale di Reggio Calabria a 2 mesi e 15 giorni di carcere con l'accusa di "istigazione alla pubblica disobbedienza" (antimilitarismo). Tra il 1914-1915 riprende l'attività antimilitarista decidendo di schierarsi nelle file degli anarchici. Nel marzo 1916 si imbatte in una manifestazione interventista e non esita a salire sul palco e interrompere il comizio, pronunciando un forte discorso antimilitarista e strappandosi le stellette dal collo della divisa. Arrestato e condotto nel carcere militare siciliano di Arcireale. Dopo 7 mesi viene trasferito al carcere militare di Benevento, da dove riesce ad evadere.

Intercettato, viene arrestato, ma poco dopo evade di nuovo, passa il confine di Luino-Cannobio e il 19.6.1917 risiede a Zurigo presso l’amico socialista Francesco Misiano*, anch'egli accusato di diserzione. La Cooperativa socialista Militarstrasse 36 diventa il luogo di rifugio di Misefari, Misiano, Rainoni, direttore de L'Avvenire del lavoratore, Farina, assessore comunale di Milano e di tanti altri socialisti e sovversivi fuggiti dall'Italia. In questo ambiente conosce anche la Balabanoff e frequenta la libreria internazionale alla Zwinglistrasse dove collaborano altri tre disertori libertari: Monanni*, Ghezzi* e Arrigoni*. A Zurigo, Misiano lo introduce presso la famiglia Zanolli, dove conosce Pia, sua compagna che sposerà nel 1917. Trova lavoro presso la fabbrica di automobili Arbenz al Arbisrieden /ZH. In Svizzera continua la sua attività rivolta alla propaganda delle idee libertarie, mantenendo contatti con l'Italia e inviando articoli e brevi cronache ai periodici anarchici. Ogni sabato sera o domenica mattina tiene conferenze su problemi sociali e soprattutto contro la guerra, utilizzando spesso lo pseudonimo di "Furio Sbarnemi" (anche per le collaborazioni al Risveglio anarchico di Ginevra) in varie località: Sciaffusa, Rorschach, Lucerna, Basilea. Arrestato il 23.4.1918 insieme a un centinaio di disertori e renitenti di leva iin maggioranza italiani. L'accusa rivolta è di aver fabbricato, insieme con anarchici italiani “bombe a scopo rivoluzionario” ("affare delle bombe di Zurigo"). Gli viene tolta l'accusa prima del processo dopo 7 mesi di carcere preventivo, e ritorna in libertà il 20.11.1918 gravemente ammalato di polmonite e ospitato in casa Zanolli. Il 17 dicembre gli viene notificato il provvedimento di espulsione. Si rivolge al Consiglio federale per ottenere l'annullamento del provvedimento, che viene rimandato di 4 mesi per motivi di salute.

Il 17 luglio 1919, dopo aver ottenuto un regolare passaporto per la Germania per motivi di studio, si trasferisce a Stoccarda (nell'ottobre è a Zuffenhausen). Intervista Clara Zetkin (Risveglio), rivede a Berlino Abbate*.
Nel dicembre 1919 può rientrare in Italia perché amnistiato (dopo 3 settimane in carcere a Domodossola in attesa dell'applicabilità dell'amnistia - rilasciato su intervento di Misiano). Collabora a Umanità Nova e L'Avvenire anarchico di Pisa, è segretario della Camera del Lavoro di Taranto. Nel 1923 riesce a conseguire la laurea in ingegneria. Nel 1924 fonda con altri L'Amico del popolo destinato alla propaganda tra gli abitanti delle campagne del Sud (4 numeri, poi chiuso dalla prefettura). Nel settembre 1925 viene arrestato con altri compagni a Reggio C., imputati di "attentato ai poteri dello stato, per proposito di uccidere il re e Mussolini", poi prosciolti 25 giorni dopo. Nel 1931 viene confinato a Ponza per 2 anni, amnistiato nel novembre 1932.
Nel maggio-giugno 1933 si reca a Zurigo, dove risiede temporaneamente la moglie (e la cui madre Zanolli nel frattempo è diventata fascista).
Agli inizi del 1934 trasferisce la sua residenza a Davoli dove lavora uno sfruttamento di una maniera di quarzo, sempre sotto stretta sorveglianza.
Muore per un tumore.
 



Bruno Misefari (* 17. Januar 1892 in Palizzi (Reggio Calabria); † 12. Juni 1936 in Rom), Ingenieur, wurde das erste Mal aufgrund seiner Gegnerschaft zum Libyen-Krieg verurteilt, zwischen 1915 bis 1917 mehrfach wegen Wehrdienstverweigerung und Fahnenflucht inhaftiert, darunter sieben Monate in Acireale. 1916 erster gescheiterter Grenzübertritt bei Cannobio. 1917 glückte ihm bei Chiasso die Flucht in die Schweiz, wo er schließlich als politischer Flüchtling anerkannt wurde. In Zürich frequentierte er das internationale Milieu der exilierten Kriegsgegner und Deserteure, organisierte regelmäßig politische Versammlungen und schrieb unter dem Pseudonym Furio Sbarnemi Artikel für anarchistische Zeitschriften. Eine nächste Verhaftung erfolgte im Mai 1918 im Zusammenhang mit der Zürcher Bombenaffäre. Nach sieben Monaten Untersuchungshaft mit einer Lungenentzündung wieder in Freiheit, kam er dem bundesrätlichen Ausweisungsbeschluss zuvor, indem er im Juli 1919, in Begleitung seiner Lebensgefährtin Pia Zanolli (1896-?) und mit einem regulären deutschen Pass versehen, in Zuffenhausen b. Stuttgart Zuflucht nahm, wo er mit Clara Zetkin (1857-1933) ein Interview führte, das im Genfer „Risveglio“ abgedruckt wurde. Bevor er im Dezember mit seiner Gefährtin nach Italien zurückkehrte, traf er in Berlin u.a. mit seinem Landsmann Oreste Abbate zusammen. Gleich nach dem Grenzübertritt kam Misefari in Domodossola in Haft. Auf Intervention von Francesco Misiano, der mittlerweile als Abgeordneter im römischen Parlament saß, wurde er zwar nach drei Wochen wieder freigelassen, im Februar 1920 in Neapel aber ein weiteres Mal als Deserteur verhaftet. In den folgenden Jahren intensivierte er seine propagandistische Tätigkeit, u.a. als Sekretär der Gewerkschaftskammer in Taranto, und gründete die Zeitschrift „L’Anarchico“. Während der Herrschaft des Faschismus stand er unter konstanter Überwachung, er gründete und führte zeitweilig eine Glashütte, wurde aber aus dem Berufsverzeichnis für Ingenieure gestrichen und von der Verwaltung abgesetzt. 1925 verhaftete man ihn wegen eines angeblichen Komplotts zur Ermordung Mussolinis und des Königs. Im März 1931 wurde er erneut festgenommen und im Juli auf die Insel Ponza verbannt. Im Gefängnis von Reggio heiratete er vorher noch seine Freundin und spätere Biographin Pia Zanolli. Im November 1932 amnestiert, setzte er die antifaschistische Arbeit fort und realisierte in Davoli (Catanzaro) unter mannigfaltigen Behinderungen einen Betrieb zum Abbau von Quarz und Kies. Ein Krebsleiden erschwerte ihm die letzten Lebensjahre: am 12. Juni 1936 starb Bruno Misefari in einem römischen Krankenhaus.

 

 

 


FONTI:

GB // DBAI // Risv. 20.12.1919 // scheda in tedesco di Egon Günther - dicembre 2012 // Pino Vermiglio in Aspromonte, dicembre 2015, gennaio- febbraio-marzo 2016...// "Diario di un disertore" //




CRONOLOGIA: