Cantiere biografico
degli Anarchici IN Svizzera








ultimo aggiornamento: 24/10/2024 - 18:04

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FRANCOLINI Silvia

Bibliotecaria, insegnante



BU L L E T I N D U CIRA 69

Fano (Italia) 1977 - Losanna VD 10.4.2013


Ricordando Silvia

La scorsa primavera è morta la nostra compagna e amica Silvia Francolini (1977-2013). Il 12 aprile a Losanna l'abbiamo salutata per l'ultima volta cantandole Bella Ciao. Poi il suo corpo è tornato a Fano, alla terra e al mare che l'hanno vista nascere, crescere, diventare donna.

Conobbi Silvia in un bistrot di Losanna. Sguardo dolce, volto vispo, capelli ricci neri liberi. Parlava con tono deciso e allegro. Le parole scorrevano spontanee, trasportate dal suo accento marchigiano. Scherzava e un attimo dopo discuteva seriamente, con testa e cuore. I discorsi passavano da un argomento all'altro con naturalezza; dalle ricette di cucina popolare anticlericale agli spettacoli circensi della democrazia italiana, alle comuni passioni musicali e letterarie. Le idee comuniste anarchiche si affacciavano nitide tra le frasi, come compagne con cui viveva da sempre. «Cerco di mettere la pulce nell'orecchio alla gente...» diceva; ed io, che di anarchia e anarchismi sapevo ancora poco o niente, accoglievo la pulce di Silvia con piacere.
Dopo quel primo incontro ho avuto la fortuna di condividere con Silvia molti momenti preziosi. La sua compagnia mi portava - non so quanto lei ne fosse cosciente - a interrogarmi sul mio agire e sul mio essere, e proprio per questo l'apprezzavo. Lettrice onnivora, sognatrice poetica, indignata e incazzata contro le nefandezze dei potenti, viveva e lottava con pienezza e convinzione, senza la presunzione di sfuggire al gioco del mondo. Raccontata spesso di Fano, del suo impegno politico in seno alla Federazione dei Comunisti Anarchici (FdCA), delle lotte studentesche, sindacali, femministe, antifasciste e antirazziste a cui aveva preso parte, delle compagne e dei compagni di barricate e di vita. Arricchiva i racconti con aneddoti e commenti che rivelavano uno schietto senso dell'umorismo, così come un amore sincero - e al contempo disincantato - per l'essere umano e le sue contraddizioni.
Migrante in Svizzera, ironizzava in modo spassoso sull' “homus helveticus”, e anche sui militanti elvetici, sostenuti e composti, così distanti dai modi più chiassosi e irruenti ai quali era abituata.
Era giunta a Losanna insieme al suo compagno Ismael, era entrata a far parte del CIRA di Losanna e dell'Organisation socialiste libertaire (OSL), lavorava come bibliotecaria in una scuola, leggeva libri per ragazzi per consigliare i suoi giovani utenti, organizzava cene memorabili, seguiva corsi di danza e saliva sulla scena esprimendo forza, libertà, passione.
Intraprendente e fantasiosa, cercava di dare il meglio di sé nella sua nuova città. Le mancavano però molto il sole, il sale, le onde dell'Adriatico, la gente di Fano e continuò ad attraversare le Alpi sia fisicamente che virtualmente, curando i contatti nella sua città d'origine, collaborando con i collettivi comunisti anarchici italiani, tessendo reti, costruendo ponti.
Tentò anche di stabilirsi nuovamente a Fano, alcuni anni fa. Pensava di riprendere gli studi, era laureata in lingue e letterature straniere moderne e le sarebbe piaciuto diventare giornalista. Abbandonò poi l'idea e cercò lavoro in Italia in un contesto congiunturale difficile. Tra le altre cose si occupò insieme a Ismael della creazione di un percorso didattico incentrato sul porto di Fano. Mi scrisse del mare e dello spettacolo di danza “Di passaggio” che stava preparando.
Di ritorno in Svizzera mi parlò con amarezza di un paese che amava e che stava andando a rotoli.
L'ultima volta che la vidi era diventata madre di Emilio, lavorava come insegnante e lottava da un anno contro la malattia. Mi apparse stanca, ma coraggiosa e ottimista. Mi assicurò che tutto sarebbe andato per il meglio e che presto avrebbe ripreso a ballare.
Se ne è andata il 10 aprile di quest'anno. La notte seguente la sua morte, fui svegliata da un fenomeno meteorologico anomalo: un temporale estivo fuori stagione.

Quello scrosciare inatteso di pioggia sulla terra è ora parte integrante del mio ricordo di Silvia.
“Silvia: colei che passando rilascia energia in abbondanza”.


FONTI:

GB // Scheda a cura di Francesca Nussio




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