PANIZZI Quinto
Floricoltore, cameriere, venditore ambulante
Badalucco (IM) il 3.3.1904 -
Nel 1918 è assolto per non provata reità dall’accusa di diserzione dal Tribunale di guerra ed è condannato a 7 anni di reclusione per “insubordinazione con insulti verso superiori ufficiali”. Nel 1919 è condannato a 2 mesi per porto abusivo di rivoltella. Nel 1922 è condannato dal Tribunale di Genova ad 1 anno e 3 mesi di reclusione per spaccio di banconote false. Nel 1925 è arrestato per canti sovversivi. Espatria nel 1926 stabilendosi in Francia dove, nel 1927, è condannato ad 8 mesi per ricettazione; espulso a fine pena, rientra in Italia. Nel 1930 espatria nuovamente facendo la spola tra Francia e Belgio ed è iscritto nel Bollettino delle ricerche. L’anno successivo è arrestato a Nizza e condannato a 2 mesi per contravvenzione al decreto di espulsione.
Nel 1933 si stabilisce a Basilea dove è condannato a 3 mesi di reclusione per ricettazione.
A fine pena è espulso e consegnato alla polizia italiana. Sconta 6 mesi di carcere per espatrio clandestino. Appena libero espatria ulteriormente, stabilendosi prima in Belgio (dove compie diversi furti con scasso assieme a Tommaso Serra, Carlo Girolimetti, Ernesto Bruna, Camillo Sartoris e Pietro Boggio), poi in Francia (Marsiglia) e successivamente in Svizzera.
Nel 1936, arrestato a Basilea per furto con scasso di casseforti ai danni di uffici postali e del consolato francese (assieme a Luigi Sofrà, Giuseppe Vecchi, Angelo Mantovani, Gino Napucci, e Romeo Bassani), è condannato a 5 mesi di reclusione.
Appena libero è espulso e consegnato alla frontiera francese, dove sconta una condanna di 3 mesi per contravvenzione al decreto di espulsione. Liberato e nuovamente espulso, si reca in Germania. Rientrato in Italia nel 1937, si stabilisce a Torino, dove è incluso nell’elenco delle persone da arrestarsi in determinate circostanze. Qui è arrestato e condannato a 3 anni di confino per attività antifascista all'estero (Tremiti, Ponza, Castropignano). A Tremiti arrestato per “aver partecipato ad una manifestazione sediziosa contro la prescrizione del saluto romano”. Nel carcere di Lucera compie atto di sottomissione al regime. Nel 1939, assieme ad altri confinati, da Ponza invia due telegrammi a Mussolini: uno per dichiararsi pronti a combattere e l’altro per chiedere clemenza in occasione del ventennale della fondazione dei fasci. Tali iniziative non raggiungono lo scopo ed è liberato solo nel 1941; rientra a Torino. L’anno successivo si stabilisce al paese natale e nel 1943 a Taggia.
“E’ poco amante del lavoro. Frequenta spesso i caffè, le bettole assieme ai pregiudicati. Amante dei giuochi d’azzardo. E’ molto scaltro in materia di furti, rapine, […] trae i mezzi di sostentamento misteriosamente. Capace di giurare il falso. […] Verso le Autorità tiene un contegno strafottente. E’ ritenuto capace di svolgere propaganda sovversiva”, Cenno biografico della Prefettura di Imperia, in data 11/2/1930, ACS, CPC, busta n. 3698.
“[…] fu in Francia, dove svolse un’accanita propaganda contraria al Regime ed al PNF, perseguitando e usando violenza, in unione ai fratelli [sono schedati come sovversivi anche i fratelli Giuseppe, Giovanni, Giobatta, Benedetto e Antonio (detto Nizza)] ed a altri rinnegati, contro coloro che erano iscritti al Partito o che per questo simpatizzavano. Molte furono le vittime, che per sfuggire alle vendette del Panizzi e compagni, furono costretti a tornare in Italia per trovarvi quella protezione che purtroppo non poterono mai avere in Francia. Lo stesso Panizzi, espulso dalla Francia, nel 1929 rientrò a Badalucco, dove non svolse apertamente propaganda ostile, ma cercò sempre di provocare per ragioni diverse, gli elementi appartenenti al PNF per avere modo di usare contro questi violenza, nascondendo il fine politico”.
“[…] nel Belgio, in combutta con pericolosi sovversivi, si rese autore di una serie di furti, pretendendo di sussidiare, con il ricavato di tale specie di reati, il movimento anarchico. Politicamente in Francia svolse un’accanita propaganda contro il Fascismo, perseguitando ed usando violenze, in unione ai fratelli ed altri rinnegati, verso coloro che erano iscritti al PNF o che per questo simpatizzavano”, Dir. Gen. di PS, Appunto per S. E. Il Capo del Governo, in data 8/3/1937, ACS, CPC, cit.
[GB: Complemento e osservazioni: Un Antonio PANIZZI (il fratello?) venne arrestato nel luglio 1935 a Basilea, accusato di furti con scasso all'ufficio postale di Basilea e al consolato di Francia; sono arrestati i complici: Vecchi, Napucci e ...?, mentre Sofrà verrà arrestato in agosto a Bruxelles e Mantovani (il..."capobanda") a Marsiglia, poi estradati in Svizzera per il processo - Gazette de Lausanne, 21.8.1935]
FONTI: GB / Scheda curata da Tobia Imperato.
Cfr. ACS, Confino Politico Fascicoli Personali, busta n. 744. A. Dal Pont - S. Carolini, a cura di, L’Italia al confino - Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni Provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Ed. La Pietra, Milano, 1983, Vol. II (Comm. di Imperia), p. 802. A. Dal Pont, coordinatore, Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, Ed. ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti), Vol. XIV, 1993, ad nomen.
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