Il testo "Quello che so su Errico Malatesta" faceva parte di una esposizione incentrata sulla figura dell'anarchico italiano che ho presentato presso la galleria Juliane Wellerdiek di Berlino nel dicembre del 2001. Da qui il titolo, non propriamente accademico, dello scritto: è nato in un contesto differente da quello storico. Oltre al testo facevano parte dell'esposizione cinque ritratti fotografici di Malatesta nei vari periodi della sua vita e un video. Ai visitatori era data la possibilità di prendere con sé il testo, presentato in forma di fotocopie.
La figura dello storico è come una maschera che ho voluto indossare per l'occasione, come una parziale finzione. Per il mio testo mi sono infatti basato su varie ricerche già dedicate a Malatesta, ed in particolare al testo curato da Giampietro Berti "Il buon senso della rivoluzione" e alla parte dedicata a Malatesta in "Il pensiero anarchico", sempre dello stesso autore. Spero comunque di avere introdotto alcuni elementi e punti di vista personali, dati anche dalla mia differente formazione ed esperienza di artista.
Ho iniziato ad affrontare il pensiero anarchico, e quello di Malatesta in particolare, perché mi ero reso conto di come vi fossero varie analogie tra il suo modo di pensare ad una nuova società e il mio modo di intendere l'arte, il suo processo, il suo ruolo, la necessità di continuamente rivedere la propria posizione in base al contesto e in base alle necessità del momento. Nel cercare di delineare un nuovo tipo di società, mi sembra infatti che Malatesta abbia adottato un approccio essenzialmente creativo, basato sulla ricerca, sul dubbio, sull'importanza data all'errore nel quadro di una sincera e libera sperimentazione. Questo mi ha portato a considerare come il processo artistico sia in effetti molto più avanzato di qualsiasi modello sociale fino ad ora sperimentato, democrazia compresa. L'unica eccezione trovo sia l'anarchia, proprio perché applica su larga scala un metodo che è fondamentalmente creativo; i punti da dove un anarchico e un artista partono a mio parere sono essenzialmente gli stessi. Il pensiero anarchico contempla in sé la possibilità dell'errore, dichiara che il dubbio è necessario, rigetta l'idea di verità assoluta e, come conseguenza, di giudizio definitivo; queste sono le uniche garanzie valide contro ogni tipo di autoritarismo.