MACHAÏSKI (MAKHAÏSKI - MACHAJSKJ) Jan Waclaw
Busko-Zdroj Polonia (allora parte della Russia) 15.12.1866 - Mosca 19.2.1926.
Nel 1891 viene arrrestato e imprigionato per 4 mesi. Emigra poi a Zurigo. Nel 1892 viene intercettato alla frontiera russo-tedesca dalla polizia zarista con uno scritto rivoluzionario marxista e viene condannato a tre anni di prigione, poi a cinque anni di esilio in Siberia.
Rientrato in Russia nuovamente arrestato e condannato a 7 anni di esilio: riesce a fuggire e si stabilisce a Ginevra GE nel 1903. Ritorna brevemente in Russia nel 1906.
Rientra definitivamente a Mosca dal 1917 e saluta favorevolmente il colpo di mano bolscevico. Poi si ricrede...
Muore da infarto.
"Aveva compreso già alla fine dell'Ottocento che i socialisti democratici erano in fondo dei liberali di sinistra, dei riformatori sociali; e che in uno stato colletivista - come quello che sarà realizzato in Russia meno di vent'anni dopo - i funzionari, i direttori e i tecnici costituiranno la nuova classe dirigente" (Le socialisme et les intellectuels).
(vedi un suo "allievo": Nacht-Nomad)
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di G. F. - tratto da Voce libertaria No 55, gennaio-marzo 2022
Jan Vaclav Machajskij nasce il 15 dicembre 1866 nella Polonia russa. Il padre del futuro rivoluziona‐
rio, che di mestiere faceva il piccolo impiegato, muore prematuramente, lasciando la propria fami‐
glia nella miseria. Nonostante le difficoltà materiali, Machajskij compie brillanti studi secondari ed entra
successivamente all’università di Varsavia. Egli comincia in questo periodo a interessarsi agli obiettivi
che si pone il nazionalismo polacco. Nel 1891, Machajskij è arrestato per la prima volta. Dopo aver trascorso quattro mesi di prigione a Cracovia, egli è autorizzato a emigrare a Zurigo. Nel 1892, il giovane, divenuto nel frattempo marxista e internazionalista, è intercettato alla frontiera russo tedesca dalla polizia zarista. Il suo tentativo di portare personalmente uno scritto rivoluzionario oltre il confine gli costa tre anni di prigione. In seguito, egli è condannato a cinque anni di esilio in Siberia.
Grazie alla ricca biblioteca di un esiliato, Machajskij può perfezionare la sua conoscenza della letteratura socialista. Nel 1898, egli ettografa il precipitato della sua riflessione: L’evoluzione della socialdemocrazia. L’anno seguente, egli rende di pubblico dominio altri due quaderni. Nel primo testo, la socialdemocrazia tedesca è criticata da un punto di vista marxista rivoluzionario. Nella seconda e terza pubblicazione, sono invece attaccati Karl Marx e il socialismo in generale.
Secondo Machajskij, il socialismo, specialmente nella sua declinazione marxista, è l’espressione
politica che meglio si addice alla classe sfruttatrice degli intellettuali. Esso non soltanto non mette in
discussione i redditi dell’intellighenzia, ma agevola quest’ultima nella sua lotta contro gli industriali.
Sviluppatore della «teoria di una nuova classe», il radicale polacco sostiene che, in caso di una vittoria
socialista, gli intellettuali si limiterebbero a sostituire i capitalisti continuando a tenere la classe operaia
in catene. (2) Benché l’opera bakuniana lo abbia certamente influenzato, egli considera gli anarchici
alla stregua degli altri socialisti. (3)
Dopo cinque anni di esilio, Machajskij può tornare nella Russia europea. Nuovamente arrestato e
condannato a sette anni di esilio, egli riesce a fuggire. Nell’autunno 1903, il fuggitivo si stabilisce a Gi‐
nevra. Negli anni 1904 e 1905, si formano sul territorio russo diversi gruppi che si richiamano alle sue
idee. Nel 1906, a San Pietroburgo, egli partecipa direttamente alla vita di una di queste organizzazioni.
A causa della repressione zarista, che segue alla Rivoluzione del 1905, egli fa ritorno in Svizzera, dove
è pubblicato il primo e ultimo numero di una sua rivista, La cospirazione operaia.
A partire dal 1909, Machajskij vive in una piccola città di montagna situata sulla frontiera austriaco
polacca. Quando sorgono nuovi problemi con le autorità, egli si trasferisce in Francia. Proprio a Parigi,
egli è sorpreso dallo scoppio della Rivoluzione di febbraio e, come altri emigrati, decide di rientrare in
Russia. Dopo aver salutato favorevolmente il colpo di mano bolscevico, Machajskij si ricrede. Nel luglio 1918, esce un’altra rivista redatta interamente dal rivoluzionario: La rivoluzione operaia. Si tratta della
sua ultima presa di posizione. Egli muore stroncato da un infarto il 19 febbraio 1926...
(1) BOTTINELLI, Gianpiero, «Socialismo e intellettuali. Considerazioni e interrogativi», Voce libertaria, n° 25, 2013, p. 9; id., «Socialismo e intellettuali / 2», Voce libertaria, n° 28, 2014, pp. 10 11.
(2) AVRICH, Paul, Gli anarchici nella Rivoluzione russa, Milano, La Salamandra, 1976, pp.151 152.
(3) Cf. MAKHAÏSKI, Jan Waclav, Le socialisme des intellectuels. Textes choisis, traduits et présentés par Alexandre Skirda, Parigi, Editions du Seuil, 1979, pp. 253 254.
FONTI: GB / A. Skirda (a cura di), La Révolution ouvrière, in "Le socialisme des intellectuels", nuova ed., Editions de Paris, 2001 / biografia e testo da G.F. in Voce libertaria No 55 - 2022 /
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