IGLESIAS PAZ José
Minatore, muratore, operaio agricolo, boscaiolo, magazziniere
Iglesias con Joaquina Dorado Pita, Compostela novembre 2005
e foto a destra: penitenziario di El Dueso, 1954
Pujedo (Galizia) 26.08.1916 – Orense (Galizia) 10.6.2006.
Miliziano nella guerra di Spagna, internato a Karlsruhe, poi delegato clandestino della CNT nella Spagna franchista, arrestato a Barcellona nel 1950 ed incarcerato per 11 anni. Asilo politico in Svizzera nel 1973. Rientra in Spagna con la moglie Pilar, a Orense, nel 2003.
Da ragazzo aiuta il padre, sarto, nella sua attività secondaria di postino. A 18 anni emigra in Catalogna; a Sallent raggiunge suo fratello e lavora nelle miniere di potassio. Qui, nel 1935 diventa membro della CNT e delle Gioventù libertarie; nel contempo frequenta una scuola serale per ottenere il diploma di postino. Allo scoppio della Rivoluzione è miliziano nel reparto sanitario di una colonna formatasi nella regione mineraria dell'Alto Llobregat (provincia di Barcellona), denominata Columna Tierra y Libertad (agosto 1936) composta soprattutto da anarchici e che conta inizialmente circa 500 volontari. Dopo una settimana di preparativi a Barcellona, la colonna si dirige al fronte di Madrid. Combatte a Talavera de la Reina, Toledo, San Martín de Valdeiglesias, Ávila. José avrebbe preferito continuare la guerriglia, piuttosto che la militarizzazione... Ma con la militarizzazione forzata (primi mesi del '37) la colonna si trasforma nel II battaglione della 153esima Brigata mista, partendo per il fronte di Aragona, partecipando attivamente alla presa di Belchite. Per un certo periodo José è assegnato, pur a malincuore, nel Servizio di censura militare, e conosce il responsabile dello stesso: lo stalinista Santiago Carillo. Con la pistola in pugno riuscirà a difendersi da un gruppo di stalinisti che volevano ucciderlo; con alcuni compagni riuscirà pure con la forza a liberare suo fratello, militante della CNT, detenuto nelle carceri comuniste.
All'occupazione franchista di Barcellona del febbraio 1939, si rifugia in Francia dove viene internato in un campo di rifugiati nei pressi di Arles, a Saint-Cyprien per 18 mesi. Riesce a fuggire, e lavora nei pressi di Lourdes per 1 anno in una miniera, ma dopo 2 mesi ricoverato per un'intossicazione, viene arrestato e trasferito nel campo di Argélès per 2 mesi. Nuovamente in fuga trova un'occupazione come boscaiolo nella regione, ma viene nuovamente arrestato nel 1942 a Perpignan e condotto a Bordeaux. Successivamente, con l'occupazione tedesca, nell'ottobre 1942 internato a Baden-Baden, ed infine condotto prigioniero a Karlsruhe, costretto a lavorare in una fabbrica di munizioni (poi ospedalizzato per 3 mesi a causa di sottoalimentazione tra il 43 e il 44).
Alla disfatta del III Reich, si reca nel 1944 dapprima a Parigi, poi a Lione, militando nel movimento libertario spagnolo. È attivo nelle strutture di appoggio dei gruppi di azione di Sabaté, Facerias, Massana, Amador Franco, Raul Carballiera o Liberto Sarrau.
Nel luglio 1948 si reca clandestinamente in Spagna dalla frontiera di Roncesvalles come delegato della sezione giuridica della CNT, con il compito sia di ritessere le relazioni fra gli anarchici, sia di aiutare finanziariamente le famiglie dei compagni sotto processo o gli stessi detenuti, reperendo gli avvocati, bustarelle ai giudici... Sarà a Valenzia, Saragozza, Barcellona, Madrid, installandosi a Terrasa.
A causa della delazione della madre di una giovane collaboratrice, il 3 maggio 1950 viene intercettato e arrestato a Barcellona: (insieme a Silvio Aiguaviva Vila, Pedro Meca Lopez, Ginés Urrea Piña e Santiago Amir Gruañas).
"LA CNT - che sotto la guida di Federica Montseny e di altri elementi con base a Parigi, Tolosa ed altre località francesi tenta di organizzare gruppi di individui che entrano in Spagna (e a Barcellona in particolar modo) allo scopo di commettere assassinii e atti terroristici - era riuscita a installare in questa città, negli ultimi giorni di marzo, un nuovo gruppo di questi gangster della politica [...]. La Brigada Social della Questura è riuscita a disarticolare la banda, arrestando il 3 corrente, il capo di questa organizzazione a Barcellona, chiamato José [Iglesias] Paz - che ricopriva l'incarico di Delegato nazionale della Sezione giuridica CNT-AIL in Spagna [...]" ("La Vanguardia", 14.5.1950).
Torturato per 17 giorni - manganellate al viso, mani, piedi, reni - è condannato il 6 febbraio 1952 dapprima a morte, poi la pena viene commutata a 30 anni di detenzione. Grazie ad alcune amnistie ne sconterà "solo" 11: due anni a la Modelo di Barcellona, dove ricoprirà l'incarico di responsabile della biblioteca e 9 anni al Penal de El Dueso a Santander.
Scarcerato nel 1961 ritorna al suo paese natio, in libertà vigilata fino al 1965. Fino al 1965 lavorerà nell'agricultura, poi a Leon nell'edilizia (Lavora nell'edilizia anche as Ponferrada, Lugo, Vilalba, Vilagarcía).
Nel 1968 sposa Pilar Rodriguez.
Difficoltà di trovare un posto di lavoro stabile a causa del suo passato (pressioni della polizia franchista con i padroni) lo portano a prendere la decisione - con la moglie e il figlio Jorge - di fuggire nel 1972 in Svizzera, nel Canton Ticino, dapprima a Locarno, poi a Lugano, dove nel 1973 gli viene concesso l'asilo politico. Qui, lavora come operaio edile, poi magazziniere fino a 70 anni, rimanendo in stretto contatto con la CNT in Francia, in seguito in Spagna, tuttavia partecipando all'attività degli anarchici ticinesi; è pure membro della Lega Svizzera dei Diritti dell'Uomo, sezione della Svizzera italiana. Dopo la morte di Franco riottiene il passaporto spagnolo.
Avrà pure diritto a una pensione spagnola che tiene conto degli 11 anni di prigione.
Dopo oltre trent'anni di "esilio", nel luglio 2003 con Pilar (il figlio Jorge è deceduto nel frattempo il 16.2.1992) ritorna in Galizia, a Cabeza de Vaca (Orense), e riprende i contatti con la CNT locale, di Vigo, Santiago di Compostela, La Coruña. Interviene come oratore nelle giornate libertarie a Compostela del 3-4 novembre 2005 - con un notevole successo - testimoniando accanto ad un'altra compagna anarchica, Joaquina Dorado Pita ("Duas vidas militantes"); partecipa pure attivamente ad altri incontri e convegni locali, come alle giornate antifasciste del 5-7 gennaio 2006 di Lalín (Galizia): "O relato dun anarquista na revolucíon española".
Si spegne a Orense il 10 giugno 2006. I funerali sono svolti, come da sua richiesta, in forma civile nei pressi del paese natìo Lóvios (Lobios) [forse Pujedo?] con la partecipazione di numerosi compagni della Galizia con tanto di bandiera rosso-nera, e con il discorso di Rosa Bassave, segretaria della CNT di Compostela.
FONTI: GB / ricordi personali / José Iglesias Paz, "Ricordi", in Albert Minnig, "Diario di un volontario svizzero nella guerra di Spagna", La Baronata, Lugano 1986 / Miguel Íñiguez, "Esbozo de una Enciclopedia histórica del anarquismo español", Fundación de Estudios Libertarios Anselmo Lorenzo, Madrid 2001/ Antonio Téllez Solá, "Sabaté, La guerriglia urbana in Spagna (1945-1960)", La Fiaccola, Ragusa 2005 / La Vanguardia 14.5.1950 / Processo 658-IV-49 del Consiglio di guerra tenuto a Barcellona il 6.2.1952 / elcorreogallego.es, 30.11.2005 / ainfos (Castellano), 10.6.2006 / cntourense@hotmail.com / Marea Negra, 2006 / CNT, No 325, luglio 2006 / Umanità Nova, 17.9. 2006 / Rivista anarchica, Milano, ottobre 2006 / Bollettino del Circolo Carlo Vanza, Locarno, No 2, novembre 2006 / Dionísio Pereira, Eliseo Fernández, "O movemento libertario en Galiza (1936-1976)", Edicions a Nosa Terra, 2006 / citato da Ana Maria Cruzado Sanchez in "Femmes d'Espagne en lutte" a cura di Sara Berenguer, Atelier de création libertaire- Lione 2011 /
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