AVONDO Carlo Alberto
gessatore, pittore
Piane Sesia (Serravalle Sesia) 18.2.1878 -da Francesco e di Maria Bertola -
Emigrò nel 1895. Nel maggio del 1901 il Département de justice et police del Cantone di Ginevra GE inviò una richiesta di informazioni sul suo conto alla Direzione generale della Pubblica sicurezza. Fu pertanto iscritto nello schedario dei sovversivi.
Il prefetto di Novara il 15 luglio comunicò che nel paese natale aveva «tenuto sempre buona condotta sotto ogni rapporto» ma che il 29 giugno del 1900 era stato espulso dalla Francia (dove si trovava dal 1898) dopo essere stato condannato a otto giorni di carcere per percosse.
Il 15 giugno 1903 fu espulso anche dalla Svizzera dove, tuttavia, evidentemente ritornò: infatti nel maggio del 1905 fu inoltrata una nuova richiesta di informazioni alla Direzione generale della Ps da parte del Ministère public fédéraldi Berna, che segnalò che si trovava a Neuchâtel NE.
Il prefetto di Novara, nuovamente interessato al riguardo, questa volta affermò che in patria «godeva poco buona fama perché di carattere volubile e poco amante del lavoro», anche se non aveva dato «luogo a rimarchi in linea politica», e aggiunse che dopo l’espulsione dalla Francia era rimpatriato temporaneamente, espatriando nuovamente, dopo pochi giorni, diretto in Svizzera, da cui non aveva più fatto ritorno. A partire da quest’epoca è citato come sospetto anarchico.
Il 18 febbraio dell’anno successivo il prefetto comunicò che, proveniente da Milano e seguito da un agente in borghese, la notte tra il 2 e il 3 era giunto alla stazione internazionale di Domodossola e seguito da un altro agente, era ripartito diretto a Montreux VD. Il 17 maggio fu arrestato «quale sospetto» a Martigny VS.
Il 26 gennaio 1907, a bordo di un piroscafo proveniente daAlessandria d’Egitto, cantò «qualche strofa d’inni sovversivi» e pronunciò «parole di disprezzo verso le istituzioni e i governi costituiti»: essendo stato segnalato l’episodio da alcuni militari sbarcati a Messina, fu interrogato e denunciato, ma non arrestato, sia per la trascorsa flagranza sia per «l’indeterminatezza dell’imputazione». Giunto a Genova il 1 febbraio (seguito da agenti in borghese), si recò in treno a Losanna, sempre seguito, fino al confine, da agenti di polizia.
Nel mese di luglio del 1909 il prefetto comunicò alla Direzione generale della Ps che da informazioni avute risultava essere a Lione dal marzo del 1907. Il 20 ottobre il Consolato di quella città comunicò che in effetti vi aveva risieduto fino al novembre dell’anno precedente, epoca a partire dalla quale non si avevano più sue notizie.
Nel luglio del 1930, essendo ancora irreperibile, fu iscritto nella “Rubrica di frontiera” e furono diramate circolari per il suo rintraccio.
Arrestato a Sion (VS) il 29 settembre per lesioni gravi e condannato a sei mesi, nel marzo del 1932 la Direzione di polizia di Berna trasmise alla Scuola superiore di polizia italiana una sua fotografia e le impronte digitali. Il 5 aprile la Scuola riferì al prefetto di Vercelli quanto era sta-
to comunicato nell’occasione dalle autorità elvetiche e cioè che verso la fine del 1928 era emigrato in Svizzera uno sconosciuto sedicente Marco Avondo, che aveva dimorato (prima di essere condannato), a Monthey, nel canton Vallese. Un estratto della sentenza inviato dalle autorità giudiziarie svizzere a quelle italiane nel maggio 1931 era stato restituito alla Scuola stessa con la menzione: «Avondo Marco è morto nel suo comune di Piane di Sesia il 15 agosto 1908». «L’individuo condannato - proseguiva la lettera - non era pregiudicato (sotto il nome di Avondo) e beneficò ( sic) della sospensione di pena per anni cinque. Fu dunque messo in libertà appena pronunciata la sentenza e si allontanò dalla Svizzera per ignota destinazione. Si tratta di un individuo di origine Italiana che ha certamente usurpato il nome del [de]funto Avondo Marco per nascondersi poiché forse era ricercato o aveva molti prece-
denti penali». La Scuola di polizia inviò inoltre le impronte digitali e la fotografia dell’individuo in questione con preghiera di svolgere indagine per stabilirne la vera identità. Eseguiti gli accertamenti, «nella fotografia del sedicente Avondo Marco [fu] riconosciuto Avondo Carlo Alberto[...] sospetto anarchico», fratello dello stesso.
Espulso dalla Svizzera, il 21 novembre 1933 fu consegnato dalla polizia svizzera a quella italiana di Domodossola, che lo arrestò. Risultò sprovvisto di passaporto, ma la perquisizione ebbe esito negativo. Fu tradotto al paese d’origine dove fu vigilato.
Nel febbraio del 1938 il prefetto di Vercelli comunicò al Cpc che si trovava detenuto nel manicomio giudiziario di Soriano nel Cimino (Vt), dovendo scontare una pena di venti anni e sei mesi per tentato omicidio e lesioni gravi. Risulta ancora detenuto il 22 febbraio 1941.
FONTI: GB / di Piero Ambrosio, “Sovversivi” valsesiani schedati nel Casellario politico centrale emigrati in Francia e Svizzera, L'impegno No 1, giugno 2016, Rivista di Storia contemporanea /
|