segnalazioni / reviews

...gli autori - l'uno fondatore dei franti (e poi in kina, environs, tirofisso...), l'altro reporter dalla trincea del punk - tentano di raccontare, riflettendo sulle proprie esperienze individuali, grandezze e miserie, entusiasmi e contraddizioni del microcosmo nazionale dell'autoproduzione. il corpo centrale del libro è costituito infatti dalle rispettive "storie personali nel mondo della musica bastarda", come recita il sottotitolo. materiali complementari sono testi di canzoni e volantini, frammenti di interviste e ritagli di fanzine raccolti in un patchwork apparentemente caotico di opinioni, proclami e provocazioni verbali. dire che se ne ricava un ritratto veritiero, benché partigiano, della musica italiana "alternativa" degli anni ottanta è il miglior elogio che si può far loro... [rumore] 

...l'intenzione dichiarata è quella di non voler stampare l'enciclopedia dell'autoproduzione musicale italiana, né si trova qui una sistematizzazione organica e cronologica di quel piccolo incantesimo che fu l'incontro tra il punk, l'autoproduzione e l'anarchismo durante la prima metà degli anni ottanta in italia. sono invece due storie raccontate da persone che avevano cominciato ad avere a che fare con la musica suonata dal basso già negli anni settanta, in posti e situazioni diverse, e l'hanno percorsa e vissuta per tutto il decennio successivo, passato alla storia come appiattimento e morte di ogni controcultura. per chi vuole capire cosa successe nel cuore della bestia qui c'è tutto: o meglio, ci sono tutte le tracce dei sentieri che si incrociarono e poi finirono per divergere, oppure no. ci sono anche, tra il racconto di stefano e quello di marco, cose viste sotto angolazioni molto diverse, il che dimostra ancora una volta come il metodo migliore per spiegare e far rivivere qualcosa non sia l'omogeneità quanto la ricchezza dei punti di vista. i buoni narratori di storia privilegiano le fonti originali, così dopo le ottanta pagine scritte da stefano e marco se ne trovano altre centoottanta di scritti, testi, volantini, fanzines, copertine di dischi che erano l'estrinsecazione del punk-pensiero, o piuttosto il tentativo di chiarirsi qualche idea. ci sono analisi lucide e grande senso dell'umorismo, testi rabbiosi e apocalittici, scazzi e cronache underground. molte di quelle parole avevano toni ingenui di un'ingenuità perdente, retorici a volte, ma sempre liberi da quegli schemi che avevano sclerotizzato e sconfitto le lotte del movimento del '77. tutto ciò, si diceva, forse morì. questo libro non è la storia, né un'enciclopedia, ma può essere uno strumento per riprendere e continuare quel discorso, farlo diventare più intenso, più gioioso e più fertile. capire e ricordarsi di quello che ha funzionato, quello che no e perché, così che il prossimo gioco al quale vorremmo giocare sia più grande e più divertente... [senzapatria]

...un interessante volumetto che partendo dalle esperienze dirette degli autori (stefano giaccone, anima dei franti e di numerosi altri gruppi, e marco pandin, già responsabile della storica fanzine rockgarage) traccia un quadro forse parziale ma certo eloquente di ciò che significava "autoproduzione" nella scena italiana degli anni ottanta... [il mucchio]

...nella prima parte sono raccontate le diverse situazioni ambientali/culturali e la diversa maniera di crescere e relazionarsi in una metropoli industriale come torino (e questa è la parte che riguarda Stefano, tratta da un'intervista informale di qualche tempo fa, dove racconta di franti ed altre esperienze non-solo-musicali) e l'appiattimento socioculturale offerto da una piccola città dove invece vive marco. la seconda e più consistente parte è costituita di veri e propri ritagli: materiali scritti e grafici che sono stati sforbiciati da fanzine, libri, opuscoli e copertine di dischi autoprodotti. c'è dentro di tutto, e alla rinfusa. di tutto, ma non tutto: del resto, non c'era la pretesa di scrivere l'enciclopedia dell'autoproduzione musicale italiana... [germinal]

...un documento semplicemente eccezionale perchè ci sono una valanga di considerazioni del giaccone su come, quando, perché e per chi suonare, fare un gruppo e fare dischi. il tutto, ovviamente, senza risposte definitive e senza proposte sul da farsi, ed è giusto così. il pandin invece è più strutturato e più facilmente fruibile, e racconta con rara precisione e lucidità un passaggio fondamentale che spiega, di fatto, perché la scena punk degli anni ottanta fosse così particolare: ci spiega come lui sia passato dalla cultura prog degli anni settanta ai crass, e ricorda a tutti che mentre i dead kennedys avevano dietro solo iggy pop e i velvet underground noi avevamo dietro oltre che gli area anche e soprattutto anni di vendita militante di giornali tipo lotta continua coi mitici 45 giri di canzoni militanti allegati e tante cooperative di musicisti che di fatto già si autoproducevano dieci anni prima che i punk inventassero l'autoproduzione... [dynamo]

...purtroppo questo mitologico volumetto credo sia praticamente irreperibile. si tratta di una raccolta, piuttosto anarchica e casuale, di flyer, manifesti, stralci di fanzine, comunicati, testi di canzoni, interviste risalenti alla scena anarco-punk e hc italiana degli anni ’80: gli anni in cui l’autoproduzione coscientemente antagonista muoveva i primi passi all’interno del sottobosco musicale italiano. i contenuti del libro, per quanto ingenui, contraddittori, confusi e sbracati, parlano meglio di tanti saggi o romanzi sull’argomento. ne emerge un’immagine della cultura diy selvaggia, libera e sfacciatamente “contro”, sicuramente un po’ irrazionale, ma con l’ambizione di poter di rappresentare una vera alternativa... [kalashnikov collective]

...un testo fondamentale... [parvapolis]

...ottima raccolta degli ettolitri di inkiostro versati da gruppi, scribacchini, fanzinari, filosofi improvvisati e teorici di provincia del pensiero anarchico, sognatori e perditempo, insomma la krema dell'italia punk e underground dell'epoca... [punkitalia 70/80]

...è opera di un artista, stefano giaccone, e di un conoscitore della "musica bastarda" senza uguali, marco pandin, ai quali si deve un'intelligente raccolta dei materiali prodotti dal variegato e affollatissimo universo delle autoproduzioni, sempre vicino, per tematiche e comportamenti, a quello libertario... [bollettino del centro di ricerca per la pace]

...il libro raccoglie parole, ricordi e testimonianze sul mondo musicale alternativo e indipendente in italia dei primi anni ottanta, un mondo che si poneva polemicamente e violentemente in rottura con la società e le sue forme di espressione. (...) oggi, con la presentazione di "nel cuore della bestia" si vuole innanzitutto proporre una visione alternativa della situazione attuale vista con gli occhi di due personaggi che si sono dedicati alla ricerca ed alla critica. stefano giaccone, piemontese, è attivo da quasi 25 anni nel mondo dell'underground italiano, ma è noto per essere un sassofonista fondatore dello storico gruppo franti e dell'etichetta indipendente blu bus. marco pandin, veneziano, ha cominciato prestissimo a dedicarsi alla musica in un periodo, quello degli anni settanta, che lui stesso definisce "speciale". ben presto si appassionò al genere obliquo e trasversale dei gruppi circolanti in inghilterra e germania che diffondevano più che altro dei nuovi modi di comunicare. e sostiene, con buone ragioni, che il punk abbia cambiato la vita a più d'uno... [il gazzettino]

...questo libro è obbligatorio per chi come me ha vissuto il punk (soprattutto) quello italiano degli anni '80. decisamente grande e di talento musicale e morale la parte di stefano giaccone (franti): alcune riflessioni sul periodo e sulla musica sono eccellenti e sicuramente non da tutti. più grezza e sanguigna la parte di marco pandin che descrive la sua storia con semplicità e determinazione. una cosa dei due non mi ha troppo affascinato, ed è il continuo riferimento a modi di fare anarchici rispetto che sinistresi o alle differenze fra l'una e l'altra e francamente non ne posso più. il resto sono svariate interviste a gruppi punk dell'epoca e si va dai vari raf punk ai negazione, ai gruppi del gdhc, ai volantini dei centri sociali, dal victor charlie al virus etc. alle bands più sconosciute, ritagli di fanzine fra cui il memorabile racconto del tour dei crash box negli usa, testi di canzoni e frammenti di un periodo che meglio di così (cioè a lampi) non si può descrivere. il punk era visto in un modo o nell'altro, un movimento che rincorreva un periodo e viceversa, disquisizioni su anarchia e cose simili talvolta di grande inutilità. grande solidarietà comunque sul punk, su quello che cambia le persone dentro e non solo su quello del "look", centinaia di storie a tinte forti che mi hanno rituffato in un periodo dove veramente il punk era punk. un libro consigliatissimo a chi punk è ancora dentro e chi punk lo è alle soglie del 2000... [trippa shake]

 

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