segnalazioni / reviews

...accade per de andrè quanto già successo dopo la prematura scomparsa di lucio battisti: il loro lascito artistico è penetrato così a fondo che non si contano in giro per la penisola le cover band e i progetti più o meno amatoriali in loro ricordo. riguardo a faber, un tributo articolato e di spessore ben fuori della norma è quello promosso da a, la rivista anarchica di cui de andrè è stato per anni attivo fiancheggiatore: dopo un convegno, un cd/libro e un dvd è ora la volta, per stella*nera -la “non etichetta” curata da marco pandin- di due cd che ospitano un’ampia campionatura di versioni da parte di artisti estranei al grande mercato. non è una raccolta prevedibile nella scelta dei brani e nei toni di circostanza, bensì pagine note e minori del cantautore ligure rivissute a cuore aperto da personaggi distanti per età e storia, ma legati da un sottile filo etico-politico. è possibile così emozionarsi alla voce di judith malina del living theatre che recita “le nuvole” e poco dopo a quella di lalli che intona una struggente "ave maria", scoprire la traduzione in friulano di lino straulino e quella in inglese dei walkabouts, incontrare nomi storici come franco fabbri o i gang vicino a nuovi talenti come gatto ciliegia (con stefano giaccone), il punk dei frontiera (eredi dei kina) accanto al folk dei veterani cantovivo… troppi artisti per solo menzionarli tutti, impegnati al meglio delle possibilità per un’operazione che va ben oltre i limiti del semplice tribute album… [rumore]

...un'opera dalla profonda valenza culturale, questo tributo al grande fabrizio de andrè si discosta nettamente da qualsiasi altro omaggio reso al cantautore genovese. se la qualità delle canzoni di de andrè è fuori discussione, ciò che colpisce in queste 37 cover è la grande personalità messa in mostra da tutti i partecipanti al disco, musicisti underground spesso per scelta, provenienti da esperienze svariate come il folk, la musica etnica, il jazz o il rock indipendente. tutte le canzoni sono interpretate, pur con stili diversi, con una grande attenzione ed una profonda devozione allo spirito originale. tutti gli artisti andrebbero citati, tant'è alto il livello di queste canzoni: non c'è una riproposizione che sia banale o scontata, anzi spesso si rimane sorpresi per la varietà e la spettacolarità delle proposte, l'onestà e la bravura dei musicisti. altamente consigliato... [buscadero]

...ma de andré dove l'abbiamo? qui, in questo doppio cd. è qui ed è vivo, come qualcuno ha scritto su un muro del sottopasso della stazione di sestri... [corriere sestrese] 

...non amo particolarmente de andrè. troppo polverone da quando è morto. troppo "è nostro, è vostro". però sono incappato nel tributo "mille papaveri rossi" su stella*nera a sostegno di a/rivista anarchica e forse proprio il mio non eccessivo amore mi ci ha fatto passare un buon momento. mi spiego. i filologi di de andrè troveranno sguaiate e poco rispettose le versioni dei suoi pezzi qui proposte ma l'aria di immediatezza, di necessità di tributargli ciò che merita, l'urgenza di molte di queste versioni trovo sia quanto meno encomiabile. niente di imprescindibile, niente di trasgressivo. sincero e onesto. sue parole che non vanno mica tanto di moda ultimamente. e la copertina di andrea pazienza è forse una delle sue migliori vignette... [sodapop]

...cercare di fare una recensione di un tributo alle canzoni, e in fondo al mondo di fabrizio de andrè, se da una parte si presenta problematico, dall'altra resta un'operazione molto facile da eseguire. de andrè ci manca, manca a me come manca a molte persone che vivranno con una particella infinitesimale deandreiana in corpo, per sempre. come si può recensire un disco in cui traspare tutto l’amore, la conoscenza e la consapevolezza che quelle parole non sono parole, che quelle note non sono semplicemente note? si rischia di essere non obiettivi, accecati dalla bellezza imperitura di quelle parole, di quelle immagini. se una cosa colpisce di ogni canzone presente nei due dischi, questa è la gravità di ogni voce, come se invece della voce arrivasse a chi ascolta l'anima di chi canta. de andrè ha fatto della semplicità il velo su cui distendere tutta la sua vita, e la vita del mondo che lo circondava. forse è per questo motivo che parlandone non si riesce ad usare lo stesso filtro, la stessa semplicità, geniale linearità. qui non si tratta più di cantare parole altrui. si tratta di cantare il proprio modo di vivere e di vedere le cose, consapevoli allo stesso tempo che le parole non sono di chi le canta ma appartengono al mondo intero, alla terra e alle urla silenziose di ognuno di noi. così, personalizzare le canzoni di faber, cantarle a modo proprio, non significa voler imporre la propria voce, la propria “bravura”, ma far vedere come la musica di fabrizio abbia varcato i confini spazio-temporali, e come allora rotoli per deserti e si sporchi di sabbia ed entri nelle tende solitarie (sniper "inverno"), come percorra le strade solitarie dell’america (the walkabouts "disamistade"), vagabondi per le lande brulle irlandesi (eire nua "geordie"). questo disco ha un filo caldo e vischioso dentro di sé, che lo percorre; sembra quasi visibile tra le note, ci penetra con il suo calore. così, ad esempio, dopo aver contemplato sbalorditi l’ave maria siamo trascinati a scalare i pensieri sonori che preludono a "se ti tagliassero a pezzetti". far finta poi che non esista un altro tributo, molto molto recente, ma molto molto più blasonato, non sarebbe giusto. e non è giusto neanche volerli contrapporre, far uso di uno di quegli esercizi tanto di moda di critica a prescindere. perché se “faber, amico fragile” è un tributo, a mio parere alla luce del sole ma anche alla luce dei riflettori, alla luce di un ennesimo “anch'io devo molto a questo genio”, “mille papaveri rossi” invece vive nell'ombra, si nutre di quell'amore sconfinato che, una volta ascoltato ti salta in faccia e ti agguanta alla gola. perché questo avrebbe voluto fabrizio de andrè, che si cantasse non la sua memoria, ma che si continuasse a guardare con i suoi occhi, dopo che ci aveva mostrato come fare, il mondo, l'umana esistenza, spogliata da orpelli estetici, e ricondotta alla sue essenza. perché, se la forma muta, la sua radice è eterna... [kathodik]

...la splendida voce di judith malina (storica co-fondatrice del living theatre), tremolante come il soffio di vento che accompagna "le nuvole", che "...quando si fermano sono nere come il corvo... certe volte sono bianche e corrono e prendono la forma dell'airone o della pecora...", ci introduce all'ascolto di "mille papaveri rossi", tributo-omaggio-ringraziamento verso il mondo fragile e poetico di fabrizio de andrè ad opera di musicisti empaticamente vicini all'indimenticabile faber. una doppia compilation che conserva tutta la dolcezza dei testi del menestrello ligure, delle sue ballate, delle sue invettive, delle sue riflessioni, reinterpretate da un variopinto melting pot musicale forse poco conosciuto ma dotato di spessore e sensibilità, capace di oltrepassare la superficie per arrivare dritto in fondo al cuore. un progetto che è un piccolo evento in sé, un non-prodotto curato con passione da marco pandin e destinato al sostegno di a/rivista anarchica, rivista che de andrè ha sempre sostenuto e di cui pandin è uno storico collaboratore. un prodotto non distribuito commercialmente, che non si trova nei tradizionali negozi di dischi: per procurarsene una copia, infatti, bisogna muoversi, chiedere in giro, darsi da fare, così come fa il simpatico pertini disegnato da pazienza, e gentilmente concesso dalla famiglia, dalla copertina del disco: "e de andrè dove lo avete? tiratelo fuori, musi di scimmia!"... [rockshock]

…“mille papaveri rossi” è l’occasione per capire cosa fabrizio ha veramente lasciato in eredità, e a chi: da una “nella mia ora di libertà” frastornante nella rilettura punk dei frontiera, ad una “creuza de mà” dei marmaja timorosa del confronto e pertanto abbastanza fedele all’originale. in questi due cd non c’è il “meglio” della musica contemporanea italiana, c’è soprattutto chi ha fatto della propria fede politica un motivo di vanto e di coerenza. ecco soprattutto rimbombare la voce inconfondibile di stefano giaccone, prima ospitato dai torinesi gatto ciliegia in una struggente “ho visto nina volare” e poi in versione solista nella rilettura del canto antimilitarista “la ballata dell’eroe”. ed ecco arrivare lalli che dona un’interpretazione teatrale e melodrammatica (che in realtà è apprezzabile solo in parte) a quell'”ave maria” che a distanza di trenta e passa anni continua a sorprendere per quella sua capacità di essere misticamente atea. c’è spazio anche per una band statunitense, i walkabouts, che hanno inserito la qui presente “disamistade” in un interessante lavoro sulle radici musicali europee da jacques brel a goran bregovic. e c’è spazio ovviamente per tutti quei gruppi che hanno fatto di faber e della sua musica motivo unico d’ispirazione, etica e sonora. sarebbe operazione abbastanza banale soffermarsi ad elencare tutti i nomi e i perché alle spalle delle varie adesioni a questo progetto: un lavoro del genere non va giudicato dal punto di vista prettamente musicale - anche in virtù della mancanza di originalità alla base e nell’ottica di una pura operazione di reinterpretazione - ma esclusivamente teorico e ideologico. ed è per questo che viene naturale consigliare l’acquisto e l’ascolto di questo doppio cd. sarebbe curioso sapere cosa ne avrebbe pensato faber di tutto ciò: probabilmente avrebbe sorriso e ci avrebbe scherzato sopra. peccato poter solo immaginarlo... [musikàl]

...fabrizio de andrè non si discute, si ama. semmai, lo ascolti con snobistica noia. ma se soltanto un po' ti distrai, ecco che ti entra dentro, ti scorre nelle vene e ti procura aria pura. de andrè è, non vogliatecene se ci scappa di parlarne al presente, è, dicevamo, un puro, uno di quelli che non è mai sceso a compromessi. lo sapeva bene lui, lo sapevano bene gli anarchici che lui ha sempre amato e rispettato così come loro lo hanno sempre amato e rispettato. "mille papaveri rossi" ne è l'ulteriore prova; segue un'altra serie di iniziative, tutte di supremo spessore musicale e culturale, che si chiamano "signora libertà signorina anarchia", "ed avevamo gli occhi troppo belli" e "ma la divisa di un altro colore". stavolta si misura su testi e musiche di de andrè un drappello di artisti più o meno conosciuti, introdotti dalla voce fantastica e fantasmatica di judith malina -alle prese con "le nuvole"-, fondatrice del living theatre, il più anarchico e creativo movimento nella storia del teatro moderno. paolo capodacqua, eire nua, lalli, fratelli di soledad, spoon river band, gang, stefano santangelo e tanti altri ancora. dicevamo volti, e voci, più o meno note al pubblico attento che non si lascia rapire dalle classifiche e dai falsi miti catodici. e così, la fedele chitarra di claudio lolli, paolo capodacqua, si lascia andare ad una rilettura fedele di "morire per le idee" e "un malato di cuore". dagli eire nua torna alle origini, le migliori, una "geordie" che qualche imbecille crede ancora si tratti di una canzoncina da ballare in discoteca; mentre il rock dei gang si insinua tra le note e le parole di "giovanna d'arco". (…) inutile stilare una classifica dei più o meno bravi, ma se una palma c'è da assegnare, che la vinca lalli, con la sua voce personalissima prestata ad una personalissima "ave maria". che la ragazza di classe ne avesse da vendere lo aveva dimostrato fin dal recente esordio discografico (non perdetevi "all'improvviso nella mia stanza"), e questo rispettoso quanto anarchico confronto con il faber ne è la conferma... [la sicilia]

...che dire di fabrizio de andrè che il ministro della bontà e della salsiccia vincenzo mollica non abbia già detto (e che fabio fazio non abbia già sintomaticamente ribadito)!? niente, se non che faber coda di lupo era anche un anarchico, un anarchico vero, sotterraneo, rivoluzionario, restìo all'ufficialità e alle parate (men che meno a quelle militari), poeta fino all'ultima goccia, in grado di parlare al cuore di un sacco di gente, gente speciale in quanto normale. il doppio cd “mille papaveri rossi” è un'iniziativa a sostegno di a/rivista anarchica che gli rende omaggio, in modo semplice ma struggente. molti artisti e gruppi italiani oltre ad una manciata di perle straniere offerte da judas 2 (ex-crass), judith malina (living theatre), walkabouts (grandiosi)... [music club]

...a fabrizio de andrè sarebbe piaciuto molto questo doppio cd dedicato alla sua arte anarchica e senza steccati: sarebbe piaciuto perché, attraverso le sue canzoni universali e popolari, si accendono le luci della ribalta su band e singoli artisti a cui poche volte si lascia il grande palcoscenico della musica italiana. naturale alter ego di quel "faber, amico fragile" che raccoglieva tutti i grandi nomi della canzone italiana, "mille papaveri rossi" fa sfilare sulla scena non proprio i “soliti noti”: 37 canzoni di fabrizio (no, non mancano certo "creuza de mà", "la guerra di piero", "bocca di rosa", "il pescatore", "rimini") che sono affidate, tra gli altri, a marmaja e gang, mercanti di liquore e flk, gatto ciliegia e fratelli di soledad, lalli e bevano est. davvero toccante l'apertura del disco firmata dalla fondatrice del living theatre, judith malina, che rilegge a suo modo "le nuvole". un'ultima annotazione: la copertina del disco è di andrea pazienza, ennesimo omaggio a chi ancora una volta è riuscito a mettere d'accordo folk e jazz, rock e canzone d'autore, teatro e musica... [quotidiano.net]

...nel doppio cd intitolato "mille papaveri rossi" c'è anche con due brani il nostro paolo capodacqua. è che come rilegge lui de andrè pochi davvero lo sanno fare. qualche volta capita di sentirlo rifare brani del maestro in concerto con claudio lolli, ma qui è nudo e crudo. tra l'altro è un disco bellissimo, pieno di curiosità e di vera poesia. e non costa nemmeno molto. ve lo consigliamo noi che i dischi li facciamo! [storie di note]

...di tributi se ne trovano fin troppi, di omaggi a miti defunti è pieno il mondo e insomma è davvero il sospetto a velare uno dei primi sguardi che vengono dati ad una raccolta di questo tipo; se poi il tributo è verso fabrizio de andré, su cui ultimamente è stato scritto e cantato a chili, ci si preoccupa un po'. in realtà siamo qui di fronte ad un progetto atipico con la a maiuscola, nel senso che alla base della produzione c'è a, probabilmente la più famosa rivista di ispirazione anarchica in italia. parlare di tutto quel che sta nelle motivazioni del progetto è piuttosto lungo e fuorviante rispetto al fatto che siamo dentro una recensione discografica (…). l'ambito strettamente musicale vede un doppio cd, 37 brani vecchi e nuovi del cantautore per un totale di 2 ore e 23 minuti, eseguiti da musicisti i cui nomi dicono ben poco a molti salvo poche eccezioni (bonifica emiliana veneta, fratelli di soledad, marmaja), con reinterpretazioni che hanno sapori tra loro molto diversi e difficilmente assimilabili, in un certo senso in armonia con la natura del progetto. si va da riproposizioni in chiavi musicalmente diverse da quelle originali -spesso con l'aggiunta di connotazioni etniche- a semplici versioni per voce e chitarra, fino a innesti elettronici, a sperimentalismi strumentali ("se ti tagliassero a pezzetti", esclusivamente con overdubbing di contrabbasso) come pure a sostanziali riprese degli arrangiamenti già sentiti dallo stesso de andré (o, per meglio dire, mauro pagani, come accade con quella "creuza de mà" che brilla di una luce crescente col passare di anni che la vedono ringiovanire continuamente). discontinuo, ma interessante su molti fronti, soprattutto perché non allineato a tanta produzione standardizzata... [suono]

...l'estate scorsa, grazie ad a/rivista anarchica, ci fu un fiorire di iniziative che celebravano la figura di fabrizio de andrè: (…) lavori che nell’ombra lo ricordavano come lui avrebbe voluto, cioè nell’ombra. tra questi c’era un cd-tributo dal titolo "mille papaveri rossi", curato e prodotto da marco pandin per la “non etichetta” stella*nera, che recava sul retro la scritta “non in vendita”. allora venne stampato in 3000 copie ben presto esaurite (…), 37 cover di musicisti della scena alternative italiana dai mercanti di liquore a la rosa tatuata, da alessio lega a stefano giaccone, da andrea parodi a franco fabbri. quasi tutte le registrazioni sono delle ottime home recordings e di queste sembrano addirittura una sorta di bozzetti appena tracciati. tra tutti i protagonisti di questo tributo a faber una menzione particolare la meritano gli flk, un gruppo di artisti friulani che hanno riletto in modo molto personale “khorakanè”, arrivano a commuovere l’ascoltore per la passione e l’amore che hanno profuso in questa incisione in friulano, ottimo in questo senso anche il conterraneo lino straulino che a sua volta adatta magnificamente sempre in friulano “verranno a chiederti del nostro amore”. la palma per la migliore voce femminile va poi a lalli che si cimenta con “ave maria”, rileggendola in modo struggente. sul versante degli interpreti più noti meritano una citazione anche “ho visto nina volare” dei gatto ciliegia con stefano giaccone, e la “bocca di rosa” dei mercanti di liquore e le due convincenti interpretazioni di paolo capodacqua, chitarrista di claudio lolli, che con “morire per delle idee” e “un malato di cuore” riporta alla mente il de andrè più poetico. da aggiungere ci sono poi la rilettura country western di “un giudice” del mideando string quartet, e una vibrante “canzone del maggio” di alberto cesa e i cantovivo... [il popolo del blues]

…bellissimo questo nuovo lavoro dedicato a de andrè, curato e prodotto da marco pandin per rivista a, un doppio cd con 37 canzoni di fabrizio suonate e cantate da stefano giaccone, lalli, mercanti di liquore, fratelli di soledad, gang, judith malina, frontiera, franco fabbri, gatto ciliegia... una confezione cartonata favolosa, con una vignetta di andrea pazienza, su de andrè! 15 euro ben spesi… [sonicbands]

 

[ritorna alla pagina principale / back to main page]