luciano margorani
"solo concert"

questo disco ha dietro una storia lunga e accidentata, ha percorso una strada lenta che lo ha portato ad avere adesso una forma complessiva diversa da quella che solo fino a qualche tempo fa era stata immaginata. questa musica all'inizio è stata solo un concerto, poi una registrazione circolata (piuttosto poco) su cd-r, ora un cd allegato alla rivista aparte e disponibile anche nel catalogo di stella*nera in un'edizione limitata in confezione digipack.
luciano margorani (milano, 1961) chitarrista e compositore “spontaneo”, è attivo nel campo della musica rock sperimentale dai primissimi anni ottanta.  lui suona la chitarra ma proprio non è un chitarrista “normale”: il suono è storto, angolare, bislacco, contorto, che sembra venire da chissà dove invece che da una chitarra. l’ispirazione che lo muove ha due facce: a volte nasce per innamoramento, e quindi per caso, fortuna, illuminazione improvvisa, altre per accumulo di esperienze, per stratificazione di ascolti, scambi e scoperte, incontri. nel 1984 ha formato insieme a piero chianura il gruppo la1919, un laboratorio di ricerca sonora dove succedono rimescolamenti, contaminazioni, incidenti e disastri: in italia, dove si è attenti a ben altro, non suonano praticamente mai, ma li invitano al festival internationale de musique actuelle di victoriaville (québec) nel 1994, dove si ritrovano a condividere il palco ed il pubblico con diamanda galás, david moss, otomo yoshihide, keith tippett, oliver lake tanto per fare giusto qualche nome e darvi un’indicazione.
il suo è uno stile composito, direi che per costruirlo luciano s’è ingegnato a mescolare tracce raccolte in giro in trent’anni di ascolti: schegge di suono, voce, riverberi, impressioni, copertine di dischi tenute in mano come carte geografiche, cose dette da un palco una volta, gesti visti fare anni prima con gli occhi di ragazzo e poi mai dimenticati.
un musicista così singolare non poteva che cercare collaborazioni e scambi con musicisti altrettanto singolari: luciano tesse nodi sonori inestricabili con chris cutler, charles hayward, giovanni venosta, gregg bendian, fabrizio spera, martin tètreault, roberto zorzi, zeno de rossi, kev hopper, henry kaiser, umberto fiori e franco fabbri degli stormy six. il suo cd del 2004 “my favorite strings” documenta alcune collaborazioni più o meno a distanza con diversi compagni di chitarra, da nick didkovsky a derek bailey, da elliott sharp ad eugene chadbourne. come dire, alcune tra le dita migliori che abbiano mai accarezzato strappato amato pestato corde in quest’ultimo quarto di secolo. è un disco che, come gli altri del resto, è circolato al di sotto dell’orizzonte, lontano dai negozi e dalla luce dei riflettori.
questo suo cd “solo concert” è documento di un concerto del 9 luglio 2001 sulle rive del lago di garda (a desenzano, brescia) nell’ambito della manifestazione “sei chitarre sole” organizzata da luca formentini. una chitarra classica, una chitarra elettrica, un’attrezzatura tecnica minima, qualche pedale giusto per far prendere una piega storta alle vibrazioni delle corde. diretta digitale, senza manipolazioni né sovraincisioni. faccio una certa fatica a descriverlo, non perché mi manchino parole e fantasia ma perché ad un certo punto ogni traccia, ogni definizione, ogni invenzione si trasformerebbe in zavorra inutile. questa è musica libera, preferisco lasciarla libera. libera anche da me. voglio restare da parte, e guardarla prendere il volo. 


 

note biografiche

la biografia di luciano margorani è lunga solo poche righe, in cui scrive della sua partecipazione all’evento “la notte delle 100 chitarre” diretto dal compositore americano rhys chatham al teatro smeraldo di milano nel 1995, ed alla rassegna “to sting” organizzata dalla fondazione mm&t presso la palazzina liberty di milano nel 1999 e nel 2001. poco altro. luciano brilla per la sua assenza testarda dalle scene musicali e per la sua lontananza dai “giri” (da tutti) e, ritagliando da una vecchia frase che gli avevo scritto addosso per presentarlo ai lettori di a/rivista anarchica, non tanto perché preferisca rintanarsi nel suo monolocale in cima alla torre, quanto per quel suo sentirsi a disagio nei salotti con la bella gente che tutto conosce e tutto ha già sentito. di lui si sono occupate riviste sotterranee come musiche ed auditorium, che si sono accorte dei salti mortali di genio delle sue registrazioni. registrazioni che luciano rende pubbliche solo raramente, quasi fossero profezie, o stelle comete. i suoi dischi sono raccolte di suoni in libertà totale, musica ricca di riflessi e nuove onde da cui escono spettri, fumi, risate (molte), macerie. voi, che amate ascoltare i chitarristi: dopo qualche minuto di ascolto attento cadrete in una specie di trappola psichica e dimenticherete eric clapton e come-si-chiama-quello-lì-dei-dire-straits… ecco, dimenticato: ve l’avevo detto.
 

 

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