lalli
dopo aver dato voce a franti, la più significativa e singolare formazione del rock indipendente nazionale degli anni ottanta, e a grande parte del disordine sperimentale del dopo-franti, lalli ha deciso di proporre le proprie canzoni a proprio nome. era il settembre del 1998, e il suo debutto solista "tempo di vento" segna un voltar pagina importante. lalli cambia vestito e dallo street style folk/punk prende a mettersi addosso piccole poesie luccicanti come pietre preziose, universi privati disegnati sulla pelle come in punta di henné, veli e sete come segreti da condividere, parole di ricami bianchi su bianco come speranze a mezza voce. impossibile non restare affascinati dal risultato, e infatti: miglior disco dell'anno per rockerilla e in vetta alle preferenze per il mucchio ed altri importanti giornali musicali, migliaia e migliaia di copie vendute. una grande soddisfazione, ingigantita dalla consapevolezza che "tempo di vento" non è un'opera compromissoria.
il bello è che lalli non si fa schiacciare dal rumore che le si viene a raccogliere tutt'attorno, e soprattutto non si ferma: pubblica di lì a poco un'opera breve, "tra le dune di qui", che le vale il premio intitolato a piero ciampi (è tornata sullo stesso palco, giusto l'anno scorso, a cantare quella che è stata ritenuta la migliore versione di un'opera del poeta livornese).
l'incontro artistico di lalli con pietro salizzoni, chitarrista e autore torinese, porta a "testa storta", una canzone scritta per mimmo calopresti e che accompagna alcune scene del suo film "preferisco il rumore del mare" e poi inclusa nel cd "all'improvviso nella mia stanza" del 2003.
un album questo d'una profondità e ricchezza stilistica impressionanti: fatto innanzitutto di storie di donne, canzoni che racchiudono tra la prima e l'ultima nota tutta una vita, sguardi in fuga, giorni e giorni e giorni di amarezze, delusioni e voli alti. canzoni con dentro protagoniste invisibili alla cultura dominante: mamme, bambine, ragazzine come piante in fiore strappate alla terra e ripiantate altrove in un vaso troppo piccolo, oppure lasciate senz'acqua, usate, sprecate e gettate via. canzoni che però restano nascoste: nonostante l'applaudita partecipazione al controfestival di mantova, i numerosi concerti anche in situazioni piuttosto grosse e gli apprezzamenti autorevoli di dori ghezzi e franco fabbri, lalli rimane esclusa dai giri importanti.
in un'idealistica strada da percorrere, il nuovo cd "élia" prosegue sulla scia del lavoro precedente, riuscendo a essere addirittura più profondo, più completo e se possibile complessivamente più riuscito e perfetto. colpisce ancora l'abilità "fotografica" di lalli nel fermare le emozioni in una strofa: usa le parole come pietre. in "élia" si assaggia una musica di cento sapori: briciole di jazz dalla temperatura irraccontabile, melodie popolari provenienti da chissà quali lontananze, refoli d'ispirazione alla migliore canzone d'autore, la passione del tango e l'infinita tristezza del silenzio tenute assieme in una trama sottile. un bilanciamento di preferenze e ascolti che porta a un suono finale molto caratterizzato, riconoscibile: il gruppo attorno a lei si è consolidato, è diventato "gruppo" nel senso che più che sull'alternarsi di vetrine d'abilità soliste gli arrangiamenti puntano sull'intreccio, l'interazione, l'amalgamarsi degli strumenti. anche queste canzoni scavano a fondo, cerchi dentro a cerchi sulla superficie dell'acqua, storie e facce che ritornano come dentro un sogno, come sotto la pioggia battente. nessuna rassegnazione, nessuna voglia di fuggire, di andare via. "élia" è un sorriso testardo, un sorriso di sfida in faccia alla vita.
concerto a schio, 2003
a vederla lì appoggiata al microfono, quaranta chili dossa e nervosismo affastellati a scatti brevi attorno agli occhi, non lo si immaginerebbe mai quello che sa tirare fuori e tirarti fuori. e a dare unocchiata a quegli altri che l'accompagnano stasera, tutti così rigorosamente composti e competenti ( tutt'altre strade rispetto al vecchio franti trasandato che tanti anni fa aveva i miei stessi vent'anni arruffati e schizzati!), quasi scommetteresti che ne verrà fuori un purè musicale di buoni sentimenti da voce nuova in carriera... tanti anni che sono passati, giorno dopo giorno, e che non sono passati male se la strada ci ha portato qui ed adesso: mi rimprovero da solo per le stronzate che ho appena pensato, e mi conforta il riconoscere dopo una sola manciata di secondi l'artiglio affilato della mia cara vecchia lalli. lalli che mi ha ucciso cento volte con la lama dei suoi singhiozzi, lalli che mi ha fatto perdere nel labirinto dei suoi sguardi così neri e profondi, e che proprio adesso mi sta guardando e sorride. e io, tonto e rosso in faccia, che indugio e inghiotto a vuoto come tanti anni fa, sprofondando di imbarazzo nonostante i miei anni di più e i chili di più addosso e i capelli bianchi che inesorabilmente stanno vincendo su quelli neri
quaranta chili d'ossa e nervosismo, lei, trasformati in "all'improvviso nella mia stanza", il suo nuovo cd presentato dal vivo in concerto stasera, che più che un normale cd è una specie di trappola, complice pietro salizzoni, chitarrista, arrangiatore, bella faccia vicina in copertina a quella sorridente di lei, e quindi bersaglio obbligatorio delle mie gelosie.
vi parlo adesso mescolando le due cose, cioè il concerto e il nuovo cd, perché lo spiazzamento per me è stato doppio: un concerto dalle forme impreviste e spesso sbalorditive, e questo nuovo cd che rappresenta, più che un passo o un salto in un ipotetico "avanti", la testimonianza che del fatto che lalli abbia imparato a volare. il fatto di seguire i suoi passi sin dai tempi di franti, dai primissimi anni ottanta cioè, mi mette in una posizione difficile: mi ritrovo a volte ad ascoltare le sue canzoni nuove quasi come già conoscendole. sarà perché a lei piace ripensare sopra alle cose già fatte (in ogni suo nuovo lavoro c'è una vecchia canzone che lei si porta dietro, giocandoci con le forme sonore o riaggiustandone il testo), o perché le canzoni sono come dei figli che crescono con te e ti seguono comunque. eppure, in questo nuovo disco e in questo stupefacente concerto di stasera, nonostante l'intestardirsi acido dei ricordi e delle impressioni, non c'è quasi più nulla della vecchia fotografia di lalli che portavo con me. stasera l'indecisione tra ieri ed oggi è un filo di ragno che mi si spezza in faccia.
e anche se stasera viene offerta qualche canzone "vecchia", è solo una polvere leggera di ricordi e impressioni: mi rendo conto che lalli è su una nuova strada, e che pensavo la mia portasse da un'altra parte, e invece sì, e invece forse no. non so. ecco dunque che la mia vecchia amica mi prende per mano e mi mostra un nuovo panorama, a volte faccio fatica a star dietro a questo suo respiro che sa di tango, alle salite improvvise, ai pianissimo istoriati di violoncello e violino, alla fisarmonica commovente che si intreccia alla voce con riccioli come di glicine, come d'uva.
e allora, mi dico: smettiamola una volta per tutte con le critiche appiccicose, con le frustrazioni ricamate di se e di ma, con la spartizione dei peli e le seghe mentali, e corro a stappare una bottiglia di quello buono perché, cazzo, questa è un'occasione per fare festa! una bella festa insieme. e che assieme a lalli e ai musicisti straordinari di questo suo nuovo gruppo mettiamoci dentro anche un po' di noi, che l'abbiamo sempre amata ed ammirata, perché dentro a queste canzoni ci stiamo dentro tutti, e la sua voce un poco nico e un poco patti smith è anche un poco la nostra. e sono, alla fine, felice di una felicità grande e solare, nel vedere finalmente la mia cara vecchia amica che vola via, leggera su ali che sono tutte sue, lontana da me e da tutto il resto.