segnalazioni / reviews

…alla radice di ogni musica autenticamente popolare ci sono due elementi, io credo: l'improvvisazione e la rielaborazione continua di rigorosi canoni poetico/espressivi. rimandando (ancora una volta) al testo "l'improvvisazione" di derek bailey, il lavoro di cui vorrei raccomandare l'ascolto nasce dentro questa primigenia disposizione verso la libertà e il gioco, il rimescolare di suoni e il rischio. joel orchestra è la denominazione data a un progetto di comunanza musicale e spirituale, senza confini di formazione né di stile, che si è allungato nel tempo, vicino alle esperienze gemelle di franti e umami, come pure alle ricerche personali di singoli individui. da più di un anno ugo, giulio, luca e andrea si sono seduti attorno a un grande tappeto con gli strumenti, dal sitar, al balafon, le voci, percussioni innumeri e i flauti del mondo intero. in più, un buon registratore. lavorando di fino con computer e editing, hanno messo insieme uno splendido esempio di gioia musicale, difficile descriverlo diversamente. spezie forti: dal qawwali ai raga, dal don cherry di "mu" e "brown rice", a surman e garbarek. e per citare dei connazionali, direi aktuala… [a/rivista anarchica]

...un cd misterioso, una gioia musicale senza confini geografici... [aparte]

...dal circuito torinese dei franti arrivano i "compagni di viaggio" della joel orchestra, che in "yggia vilyggia" offrono un meditato affondo nelle musiche del mondo ben sedimentate (oltre vent'anni di lavoro collettivo) ma restitute con spirito da jam. sitar e balafon, voci e flauti: la memoria va diritta ai gloriosi e dimenticati aktuala, al don cherry in pieno afflato "panetnico"... [world music]

…joel orchestra è una formazione aperta di torino; vecchi compagni di avventura dei franti realizzano ora, con questo "yggia vilyggia", il loro primo cd dopo oltre vent'anni di cammino. a giudicare da quel che possiamo sentire deve essere stato un lungo viaggio quello intrapreso dalla joel orchestra, un viaggio che sembra esser stato mosso da una sete di ricerca costante, di confronto aperto a tutto campo con altre culture. lo standard talvolta algido dell’improvvisazione che si apre al calore di espressioni popolari; energia ed armonia. deliziosi non luoghi fatti di vento ed acqua come nelle preziose e dimenticate miniature del duo musci/venosta. piace e colpisce l'atmosfera generale d'intensa serenità che si respira lungo le sette tracce, una serenità che però non è da confondere con un atteggiamento poco attento e superficiale; anzi! di freakerie gratuite sparse in questo disco ve ne sono ben poche, è un percorso complesso quello intrapreso dalla joel orchestra che si basa sull'emozionalità intensa che certe cangianti soluzioni riescono a trasmettere e la continua rielaborazione a cui certi materiali etnici vengono sottoposti. nasce in questa maniera un flusso sonoro ipnotico che mescola abilmente voci e didjeridoo, kalimbe e teste di morto; suoni ambientali e tabla in un affresco panico realmente affascinante e vitale. quando nell'incantevole "opopoi" si materializza la linea melodica il pensiero corre veloce alle più riuscite pagine di jorge reyes ma s'insinua nel tessuto sonoro anche una leggera perturbazione che sembra realmente figlia diretta di certe pagine più spirituali dei franti; sublime. "yggia vilyggia" è luogo prezioso in cui perdersi… [sands zine]

 

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