segnalazioni / reviews

...a fabulous duo (...). this is a well-recorded live effort with both players in perfect balance. erik often sounds as if he is playing a song, with a taken melody from a familiar folk or ethnic tune. roberto sounds as if he is just playing with mallets and floor toms on the first piece, adding nice shades to erik's feisty playing. roberto gets into some great hypnotic grooves throughout, especially that sort of march-like one on "nord sud". i love those twisted strings and eerie percussion on "grattage:spiral", those swirling sounds are like strange spirits being set free and eventually calming down to an enchanting, more peaceful second half. there are moments of great beauty found on this disc, when erik reaches for those deeply lyrical sections and roberto provides just the right percussive accompaniment. there are also sections when both players move into freer terrain and even then they work together as one force. another excellent endeavor from two very special and most spirited of musicians... [dmg newsletter]

...fin dal maestoso attacco di violoncello che apre "night:train" -dominata da un clima fortemente evocativo, molto "contemporaneo", con un interscambio dai toni scuri e pastosi- i momenti di altissima musica sono assai numerosi in questo splendido cd. aperta dal solo dani (autore di quattro temi, mentre il compagno ne firma cinque), la mini-suite "nord sud" si cristallizza poi attorno al doloroso archettato di friedlander, che passa quindi al pizzicato in un'alternanza che percorre tutto il disco, anche se è forse con l'arco che raggiunge le vette emozionalmente più pregne. accade per esempio nel lancinante avvio di "grattage:spiral", nella cui seconda parte, in appoggio al pizzicato magro e cogitabondo, dani rivela una volta di più tutta la sua raffinatezza (è uno dei batteristi più aperti e creativi, ben oltre il panorama nazionale) materializzandosi in una presenza appena avvertibile -poco più d'un respiro- quanto incisiva (anzi, incidente). dopo il vitale "bedlan" (e quasi quaranta minuti di musica densa di sostanza quanto di vaporosa, solenne impalpabilità) la tensione creativa sembra avere un piccolo scarto, come una scossa di assestamento, che abbraccia i quattro più brevi episodi che seguono, fin quando "face time:bite", di nuovo in possesso di un notevole piglio (che non va inteso come vigore) chiude in bellezza un album la cui produzione piuttosto carbonara (quanto, evidentemente, coraggiosa) si spera non impedisca la diffusione che assolutamente merita... [musica jazz]

...incontro perfetto e riuscito questo, due musicisti al massimo della creatività e, con una propensione/esigenza comunicativa. fuori dall’ordinario. vera serata di grazia. una continua grandinata emotiva che non conosce sosta. frequentazioni illustri per i due, con john zorn, kenny wheeler, rita marcotulli, stefano battaglia, theo teardo. un incontro che si muove sulle ali dell’evocazione, strappi ed arresti, accenni cameristici e fughe aromaticamente intrise di umori etno (nel senso più puro del termine), il suono, come accade in “grattage:spiral”, si innalza impetuoso e struggente; diventa presenza fisica nella sala. ci sono parti in questo disco che sembrano realmente strappate coi denti dal profondo dell’anima. ti costringe all’attenzione, la esige e merita. una musica viva, generosa ed impetuosa, che si nutre del silenzio e del fragore che vi è nascosto. la voglia di “provare”, di non fermarsi, di comunicare nella sua forma più alta. “schio | duemilaquattro” è opera di assoluta bellezza. da ringraziare a lungo artisti e produttori, e nel frattempo spellarsi le mani nell’applauso ideale che merita. bellissimo! [sands.zine]

...l'incontro tra il violoncello di friedlander e la batteria di roberto dani risuona a pelle come una notizia importante, la narrazione d'un incontro rivelatorio. come un avvertimento. prende le movenze d'un ballo-esorcismo tra le macerie della resistenza. l'equilibrio partitura-improvvisazione ed il vestire, finalmente in modo degno, la melodia -un'onda che dal madrigale arriva a kent carter, all'holland di "seasons cycle"- rendono "schio | duemilaquattro" straordinario, nell'etimo della parola. la scrittura di scena raggiunge livelli di sacrale bellezza e riesce a farsi canto. nell'incipit di "nord sud", denso dei bagliori dei piatti, una melodia pizzicata tremola tra cembali e sonagli  e quasi si concede senza difese alla "tradizione popolare" che s'agita sui tamburi. "grattage:spiral" segna uno dei momenti più emozionanti del disco: struttura trinaria tesi-antitesi-sintesi, una prima parte dove il violoncello grida e piange, un adagio che accompagna il dolore, e la pietas di un canto che s'eleva dall'archetto e trascina dani a invitare la morte a un girotondo. l'ars drammatica del duo percorre le strade dell'umore espressionista: blues per il viaggiatore notturno, una fuga dal klezmer ("bedlam") con le percussioni che evocano diaspore per sentieri sconnessi; il rovinare degli assetti ritmici in nuovi equilibri dinamici sostenuti da un refrain di violoncello che non si chiude ("cambiamento"). si fa spazio al silenzio, terzo esecutore di "marchesina", creatura ombreggiata di pause e sospensioni. un disco prezioso e bello come il sangue... [blow up]

…stampato in edizione limitata (...) “schio | duemilaquattro” racconta il fortunato incontro live di due vere e sensibili personalità musicali del miglior entourage di musica moderna: il violoncellista erik friedlander e il percussionista e batterista roberto dani. emiliano neri, nelle note di copertina che riproducono la recensione del concerto pubblicata su queste pagine, parla giustamente di devozione. quella del luogo ove il concerto è stato registrato in presa diretta (la chiesa di s. francesco del piccolo centro in provincia di vicenza) si mescola idealmente con quella di due fra i migliori protagonisti della musica pensante del contemporaneo parajazzistico che stiamo attraversando. un incontro di spiriti liberi che tornano ad officiare il rito della comunione musicale, dell'interplay illuminante di chiara derivazione jazzistica. suoni che sembrano fiumi di colore e che -alla stregua del miglior klee- trovano la loro foce nel grande mare della gradazione dei colori dell'impegno creativo. poesia, bando alle ciance: capita, quando al rigore espressivo viene addizionata grande capacità e bravura e, mutuando dal libero esercizio jazzistico la più nobile ricerca della coerenza artistica, ci si ritrova a respirare ecumenicamente i fragili spostamenti dell'emozione. azioni e reazioni; correlazioni e profumi. tutto straordinariamente “in comune” e giocato arrotolandosi a filo doppio con le migliori sensazioni che la musica “live” può dare. capita di rado, e chi avrà la fortuna di poter ascoltare questa intelligente testimonianza sonora si renderà immediatamente conto di poter diventare più ricco dentro. chi era presente, in quella fredda sera di novembre veneto, se ne è sicuramente già accorto… [all about jazz]

...ci sono dischi che valgono anni di impegno e hanno un valore simbolico che va oltre la musica. così è per "schio | duemilaquattro", primo disco prodotto dal centro stabile di cultura. è un disco di grande qualità, che cattura lo spirito e il sudore di un concerto molto particolare: l'esibizione in duo di erik friedlander e roberto dani ospitata nella chiesa di s. francesco a schio il 5 novembre 2004. (...) c'era soprattutto libertà nella gestione del suono quella sera: apparentemente senza schema, con abbandono alla segreta sintonia che unisce due performer. dani è abile, come sempre, a creare un alone ritmico piuttosto che un ritmo preciso, fino ad evocare con grande naturalezza piogge di oggetti che cadano sugli strumenti. dentro questo spazio si muove il violoncello di friedlander, in sequenze seghettate o liquide o stridenti. risaltano con pienezza le improvvise armonie tra i frequenti ammiccamenti, con brevi tocchi, a musiche dell'estremo oriente... [corriere della sera, ed. veneto]

...la matrice è l’interno. da qui si evolve, si scopre la capacità d’essere austeri ed emozionanti, maestosi e raccolti, laconici e totalizzanti. friedlander e dani, violoncello e batteria: potenzialmente un dialogo vacuo, una velleità… invece una “musica” in grado di spezzare il fiato -di destare sorpresa- e di far immaginare, talmente rigorosa da impressionare, da generare ricordi (risonanze psichiche). gli accenti si poggiano sul vuoto, sul silenzio spaziale; plasmano deflagrazioni cromatiche, burrasche timbriche, moti frammentari dall’eco atavica (viscerale). è un continuum fatto di falle soniche, attraversato da perturbazioni nervose tanto forti da divenire boati. suoni così intensamente vissuti e forgiati da costituire vera esperienza, condensazione vitale, idioma intrinseco prossimo all’universalità espressiva; tra silenzio, rumore, ritmo (immaginario), pausa… ciò che è costante è la “presenza”, la tensione imperitura del gesto. friedlander è figura nota in ambito contemporaneo, dani è percussionista di culto che celebra ogni performance con mistica coercizione, con “forza piena”. un artista dell’istante devoto alla profondità acustica in divenire. assieme, questi due creatori comunicano a sé e al mondo la struggente bellezza del suono nella sua autenticità, andando al di là del “vago e indefinito” jazzistico (ormai insignificante cliché), verso forme uniche. la chiesa di san francesco a schio riverbera magnificamente la loro ricerca. commozione e sapienza... [rocklab.it]

 


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