franti
"estamos en todas partes"

 

segnalazioni / reviews

...con i cccp sono stati la più grande band italiana degli anni '80 e una delle più grandi di sempre. non solo: a differenza dei cccp (...) produssero musica persino più grande nei diversi progetti seguiti allo scioglimento, e alcuni di loro continuano ancora oggi a ottimi livelli. massimo rispetti, quindi, per i suoni e le parole terreni e visionari a cui il quintetto dette vita: hardcore, punk, jazz, folk, anarchia, tutto si mescolava in un unicum per l'epoca (e per l'italia) molto più avanzato di quanto gli immediati accostamenti con gli area -per quanto giustificati- non spiegassero. a distanza di quasi vent'anni dallo scioglimento arriva questo cd realizzato con vecchi nastri recuperati dal tempo e al tempo (nostro) resi che contiene materiale dal vivo e in studio edito e inedito, tra cui due estratti dal demo dei luna nera (i franti prima di chiamarsi franti) e una traccia video di undici minuti realizzata da max viale con frammenti di un filmato dell'85. quello che colpisce, a tanto tempo da allora, è la qualità della scrittura, cosa che forse -anche a causa dell'originale formula sonora che il gruppo proponeva e che assorbiva ogni attenzione critica- non venne al tempo troppo sottolineata. "questa è l'ora", "prete croce sedia morte", "io nella notte", "voghera", "l'uomo sul balcone di beckett" (queste ultime due i loro capolavori) sono ancora oggi canzoni bellissime -nonostante la qualità delle registrazioni non sia esattamente ottimale- che non hanno perso un grammo della loro pregnanza e profondità. ed è forse proprio questo, la "canzone", il lascito più importante che questa grande band ha lasciato in eredità... [blow up]

...intitolato con baldanza altermondista, "estamos en todas partes" è il disco che riaccende i riflettori sulla storia dei franti: leggendaria formazione torinese che nella prima metà degli anni ottanta -mutuando il nome dal "cattivo" del "cuore" di de amicis- rappresentò l'anello di congiunzione fra il radicalismo militante degli area e la generazione del punk anarchico. si tratta di una raccolta di registrazioni -dal vivo e in studio- risalenti a quel periodo la cui veridicità documentaristica, rafforzata da un'appendice video confezionata ricorrendo a filmati d'epoca, compensa la precaria qualità acustica di alcuni episodi. pubblicata dall'editrice stella*nera e distribuita fuori dai tradizionali circuiti commerciali, l'antologia restituisce fedelmente -ed era questo lo scopo dichiarato- il senso di un'avventura artistica e politica vissuta nel cuore dei conflitti sociali e ai margini del mercato musicale. ad anticiparne l'uscita è stato un happening convocato per due sere consecutive, il 20 e il 21 dicembre, al café liber di torino. dj set a soggetto, proiezioni video ed esposizione di reperti storici, ma soprattutto musica dal vivo. sul palco, quattro quinti dei franti: stefano giaccone, lalli, massimo d'ambrosio e marco ciari. un'emozione fortissima, rivederli in scena e riascoltare canzoni come "only a new film", "no future", "io nella notte"... ma l'intenzione non era di fare revival. "non sono i franti che si riformano, è una festa: un modo per ringraziare torino e tutta la gente che ci ha seguito e ci ha voluto bene", ha dichiarato giaccone presentando l'evento. "in questi anni ciascuno di noi ha continuato a suonare, ci siamo fatti nuovi amici, non siamo rimasti fermi al 1986", ha aggiunto poi a scanso di equivoci. ma osservando quell'esperienza adesso, vent'anni dopo l'epilogo, cambia qualcosa nella valutazione? "a differenza del passato, non credo più tanto al senso di continuità con la politica, il 1977 e storie più vecchie, tipo dylan e il rock californiano, attribuito ai franti: esisteva un collegamento, è vero, ma stava nelle nostre teste più che in quello che facevamo, andavamo a tentoni, da social-confusi e naif come siamo sempre stati". e dovendo rievocare ricordi belli e brutti, stefano giaccone ne cita un paio. "il peggiore riguarda il momento in cui capimmo che era finita, non solo la musica ma la nostra vita in comune: per continuare avremmo dovuto fare un salto mentale che non eravamo in grado di sostenere. il ricordo più bello, invece, è quello del nostro primo concerto al tuwat di carpi, insieme a kina e contrazione: la sala era buia e sporca, piena di fumo e gente sudata, con in mezzo pure i cccp. eravamo strani anche per i punk: vanni (picciuolo, il chitarrista, ndi) suonò tutto il concerto in mezzo al pubblico, guardandoci da sotto, perché non aveva voglia di stare sul palco. stavamo mettendo in pratica le cose che avevamo sempre sognato". e in fondo la vicenda dei franti ebbe appunto i requisiti che sono propri dei sogni e delle utopie. perciò non poteva durare a lungo. e così è stato... [la repubblica / kataweb]

...like holland’s ex, and to an extent the uk’s own crass, italian anarchist band franti have been labeled a punk band, but musically they’re far more diverse, adding elements of jazz, classical, and folk stylings to their with often superb effect. "estamos…" is a sixteen-track compilation, put together from recordings of the period 1981-86 live and in the studio. opening with a classical flavoured piano piece is pure franti, exploding convention and destroying preconceptions at every turn. they carry on to present a hugely intriguing mixture of recordings, chiefly in their own language that possess elements of hardcore, early punk and blues rock, with their dual male/female vocals reminiscent of the more melodic moments from crass. with an impressive cover of jefferson airplane’s "white rabbit" included, franti demonstrate further versatility, whilst the slightly later recordings suggest a band delving into the world of post-punk experimentation. another fascinating, and at times engrossing collection that follows up 2004’s triple album collection "non classificato", an epic journey from 1976-1999... [punk/oi/uk]

...non è un'operazione speculativa per collezionisti, bensì un tributo a tutto ciò che di (ancor oggi) vitale e antagonista l'eclettico collettivo franti rappresenta, il cd che l'etichetta curata da marco pandin a sostegno di a/rivista anarchica fa uscire dal suo cappello. un'ora di rarità dal vivo e in studio, in gran parte inediti fortunosamente recuperati, selezionati e "ricostruiti" da marco giaccaria e stefano giaccone. assaggi dai primi nastri "a/b" e "luna nera" o canzoni sempre emozionanti come "voghera" (dalla compilation "f/ear this!") si alternano a frammenti di concerto in giro per l'italia, da centri sociali a studi radiofonici, in cui impeto hardcore punk, influssi jazz e purismo folk si contaminano a idee e ricerche da "rock in opposition". l'affinità tra la voce di lalli e quella di grace slick è in evidenza in un'infiammata "white rabbit", e proprio l'alta energia comunicativa della dimensione live fa da elemento caratterizzate deella raccolta. ciliegina sulla torta, il video di undici minuti montato da max viale con spezzoni di un concerto dell'85... [rumore]

...insofferenti da sempre nei confronti di qualsiasi celebrazione, i franti non avrebbero di certo potuto confezionare la classica antologia di inediti e rarità. ecco quindi "estamos en todas partes", raccolta di frammenti che vede i torinesi catturati su nastro "dal vivo, in studio, da bastardi" tra il 1981 e il 1986. registrazioni precarie, a volte con una qualità sonora traballante: l'espressione che prevale sulla forma, senza che la forza del messaggio originario ne possa risultare sbiadita. non è probabilmente il punto di partenza ideale per il neofita, questo album, ma un necessario compendio alla fondamentale antologia "non classificato". un compendio che da un lato è prezioso perché documenta i primi passi di quello che sarebbe poi diventato il nucleo creativo della band (luna nera, primo gruppo di lalli, presente attraverso due brani di un demo inciso nel 1981, e la prima apparizione a nome franti, la cassetta "a/b" del 1982), e che dall'altra -siccome stiamo parlando di qualcosa che non è mai stato e che mai potrà essere materia per filologi- racconta con più intensità di qualsiasi parola l'urgenza onnivora e bruciante che spingeva il quintetto a cimentarsi con il jazz (rappresentato da una splendida versione alternativa di "elena 5 & 9" da "il giardino delle quindici pietre") e parallelamente tradurre in un devastante linguaggio hardcore "white rabbit" dei jefferson airplane. tra questi due estremi capita di imbattersi in una cover incendiaria della dylaniana "gates of eden" sfumata sulle parole di vanni picciuolo (un'intervista radiofonica dei primi anni novanta), in un estratto ("voghera") tratto dallo stesso concerto trasmesso da radio torino popolare da cui proviene la cover di "gloria" presente su "non classificato", una manciata di classici del gruppo come "no future", "big black mothers" e "prete croce sedia morte". ad amplificare ciò che si ascolta nei sessanta mnuti, puntuali note che spiegano come e perché i componenti del gruppo abbiano deciso di pubblicare questo materiale, e un videoclip curato da max viale "bootleg 1985" che rielabora alcuni estratti dal un concerto del 1985. una pagina storica del rock italiano che fortunatamente non è mai stata voltata del tutto, come hanno dimostrato i due concerti torinesi che a dicembre, in occasione della presentazione del disco, hanno riportato sul palco dopo vent'anni quattro quinti di questo straordinario laboratorio musicale di poesia politica... [il mucchio]

...come poteva essere bello il cielo sopra torino! "dal vivo, in studio, da bastardi" è il sottotitolo di questo disco che parte da subito per essere un imperdibile del 2006. è un album che in realtà viene da molto lontano, dopo un viaggio imprecisato nello spazio-tempo, ritornando a noi da una dimensione parallela che è quella di dove dormono gli eroi. ci sono esperienze troppo belle per poterle perdere per sempre: come tutte le cose belle è normale che si frammentino ed esplodano in pulviscolo minuscolo. ma è destino che dal caos primigenio debba sempre riemergere qualcosa che sembra avere a che fare con la vita o che è la vita stessa. i franti ci piombano addosso da anni compresi tra il 1981 e il 1985, grazie a un paziente lavoro di stefano giaccone e marco pandin. non è un disco nuovo, e nemmeno potrebbe: i franti si sono sciolti in qualche modo nel 1988 dando vita a una miriade di altri progetti-pulviscolo: dagli environs agli orsi lucille, dagli howth castle alla banda di tirofisso, dai kina agli ishi, fino ai progetti solisti di stefano giaccone e lalli, per l'appunto sassofono-voce e voce solista dei franti. gli altri erano massimo d'ambrosio (basso elettrico), vanni picciuolo (chitarra elettrica) e marco ciari (batteria). in totale i franti hanno inciso quattro lp, di cui uno in coabitazione con i contrazione, ma questo è bastato per consacrarli come band di culto, un culto che è cresciuto rapidamente dopo la loro prematura "dipartita" dal novero delle band punk rock (ma il termine era riduttivo: giaccone dice che la musica dei franti poteva definirsi bene come "zibaldone, una raccolta di varie cose per noi indispensabili"). (...) è un album "sporco, cattivo e incazzato". è un album di "allora" da ascoltare ora. e proprio per questo ci piace tanto. e proprio per questo non ne possiamo fare a meno... [bielle.org]

...franti è una leggenda del rock cittadino: poche formazioni sono state rappresentative della musica ribelle torinese come quella che prese a prestito il nome dal cattivo del libro cuore. ora, dopo quasi vent'anni di silenzio, il marchio torna a farsi sentire. (...) non era facile, ai tempi di franti, trovare un equilibrio tra militanza politica, arte, comunicazione. la città, come l'italia tutta, transitava dagli anni di piombo all'era dei paninari, il punk stava terminando la sua corsa innovativa, non c'erano ancora i centri sociali e pure i locali in cui fare musica dal vivo erano pochi e non sempre attenti alle proposte radicali. ma franti aveva la pelle dura, e i dischi forti, eccitanti, profondi, inattaccabili, come pure una rete di diffusione capillare e tenace. i vecchi "compagni" del circolo cangaceiros, i punk e i ragazzini della new wave si confondevano tra il pubblico e passavano parola. come quella volta alla facoltà di architettura per "rock contro il nucleare", che raccolse più di diecimila persone, un evento epocale per la musica alternativa in italia. poi ci fu la dispersione, tanti progetti centrifughi, carriere soliste. ora il ritorno... [la stampa]

...difficile spiegare che cosa siano stati i franti meglio delle parole del loro chitarrista vanni, riprese all'interno della registrazione di “gates of eden”. lì, lo stralcio di un'intervista rilasciata nel 1994, quindi a gruppo già sciolto da tempo, chiarisce tutto. provenienza, "diversità" e progetto sonoro e politico. ciò che questa sorta di documentario sonoro mette in evidenza, invece, è che al di là della militanza e del ruolo chiave svolto all'interno della scena italiana antagonista (e non) degli anni ottanta, i franti hanno scritto delle canzoni bellissime. palpitanti, tese e furiose, come le molte registrazioni live del cd (spesso una tacca sopra il livello del bootleg) dimostrano. “prete croce sedia morte” e “big black mothers” hanno una tensione punk (wave? jazz?) impareggiabile. ci sono anche i luna nera, vero anello di congiunzione pre-franti tra settanta che se ne vanno e new wave da costruire e le prime registrazioni della cassetta “a/b”. a volte erano gli x, talvolta i jefferson airplane, spesso, (almeno, si diceva) gli area. ma i franti sono stati soprattutto i franti, perché sul palco innanzi tutto portavano sé stessi, sogni irrisolti e gioia elettrica. questo, chiariscono le note, è ciò che si celebra qui... [news spettacolo]

…parlare dei franti è un qualcosa che ha a che fare con il buonsenso. i franti sono stati esperienza ingombrante ed unica nel panorama italico, anello di congiunzione in costante stato tensivo. creatura viva dove il radicalismo militante di quegli anni (settanta), si specchia e filtra all'interno delle covanti pulsioni punk e wave. un venticello destabilizzante che si tramuta in uragano emozionale nelle loro mani. nessun volantino o gruppo su un palco quel colpo te lo dava, i franti possedevano una casa comune, un punto di partenza, l'incubo politico/sociale della repressione montante; terminava nel peggiore dei modi un'epoca e se ne introduceva un'altra. franti allora comprende e diviene congiunzione fra: la constatazione della necessità di mutare l'approccio espositivo pubblico delle proprie idee e, l'infezione punk/wave che insorgeva pressante anche nel nostro paese; scelsero il crash. liberi da vincoli stilistici hanno praticamente fatto corsa soltanto su loro stessi. e la bellezza che ne vien fuori (tuttora); ha scarsi paragoni. oggi come ieri ci si sorprende costantemente all'ascolto di queste canzoni, se ne intravede in filigrana tutta la grandezza, la rabbia e l'urgenza che palesano è immutata. basta cambiar scenario e ci si accorge che dei franti c'è bisogno ancora. allora pensare che siano ancora qui, nell'attimo dell'ascolto non è cosa insensata. attuali perché necessari in fondo. brani dal vivo, estratti ed esecuzioni radiofoniche, due pezzi dal demo dei luna nera (franti prima di essere) ed uno dal loro primo demo (franti quando decide di essere); una generosa traccia video dal vivo. dalla versione struggente di "elena 5 e 9" passando per le tirate "gates of eden", "only a new film", "big black mothers", "prete croce sedia morte", la cover di "white rabbit" ed ancora le rischiose (riuscite) ipotesi di "Voghera" e "l'uomo sul balcone di beckett", un susseguirsi continuo ed avvincente che ci trova oggi come allora, con le difese abbassate e la voglia di tornare a stupirsi e riflettere attentamente sulle cause di tanto stupore. i franti sono stati un seme prezioso che ancora ondeggia nell'aria. bisogna far in modo che non si disperda. che vada preservato e diffuso, come il buonsenso d'altronde. hardcore e folk, jazz e visioni (quasi) pre/post-rock, un'ipotesi anarcoide che (con le dovute e debite distanze) non può non ricordare un'altra, i crass. di tutto e di più, un incitamento costante all'utilizzo lucido e positivo della rabbia. l'umanità che fuoriesce da queste registrazioni, ti porta a sentirteli epidermicamente vicini; nessuna posa snobistica alla cccp per intenderci. una festa anche, di quelle belle davvero a viversi, avvertibile in tutta la sua freschezza. la festa per il trapasso, uscire fuori dal suono settanta per trovarsi catapultati nel futuro in arrivo appena dietro l'angolo, il senso di equilibrio precario e la gioia nel provarlo; esserci. nello stesso istante con applicazione feroce, domanda/risposta/di nuovo domanda, un processo attivo che sbecca ogni sicurezza, un'idea semplice, un incitamento consapevole; usa la testa. riascolto e nulla cambia, flusso che parte dallo stomaco ed arriva al cervello, e poi di nuovo; nello stomaco. le sferzate delle due voci, le chitarre ringhiose, la ritmica battente, gli attimi di stasi; soluzioni moderniste dalle prospettive sfuggenti. una visione ostinata e lucida. una serie di splendide, indimenticabili canzoni… [sands zine]

...torino fine anni ‘70: muove i primi passi un gruppo di giovani musicisti che poco tempo più tardi si sarebbero identificati con il nome del bambino cattivo ed irriverente protagonista del libro “cuore” di de amicis: franti. difficile sintetizzare in poche righe il loro modo molto personale di comunicare l’antagonismo socio-politico-culturale, dotato di notevole spessore poetico. un continuo stimolo intellettuale ed emotivo, composto da una miriade di riferimenti, di rimandi, di rielaborazioni. una storia unica di condivisione, coerenza, sensibilità e consapevolezza. il nucleo di base era composto da cinque/sei persone, sempre aperto a molteplici collaborazioni, che musicalmente riuscì a miscelare con naturalezza una notevole quantità di eterogenee passioni influenti “confondendo siouxie, gianna nannini, martha and the muffins e stormy six” (come dicono loro stessi nelle note interne del disco), ma con evidenti radici anche nelle strutture free del jazz e nell’irruenza del punk. potrebbero bastare le due tracce iniziali del cd a disegnare i margini degli ambiti d’azione e dell’ampia gamma sonora che sempre hanno caratterizzato i franti. apre “elena 5 e 9” (diversa versione dello stesso brano contenuto nel loro capolavoro del 1986 “il giardino delle 15 pietre”), motivo lieve e malinconico affidato al piano di paolino regis, al sax di stefano giaccone e al basso di massimo d’ambrosio. a seguire, la cover energica di “gates of eden”, uno dei brani pacifisti di bob dylan, registrata dal vivo ad ancona nel 1984, introdotta dalle declamazioni anti-imperialiste a voci sovrapposte di stefano giaccone e lalli. in questo inizio è racchiusa molta della sostanza del disco, che ha, comunque, ancora molto altro da offrire. ma, ripeto, riesce subito a definire le coordinate del mondo di franti: il lato poetico/interiore, quello di attacco politico e denuncia sociale lucida, esplicita e puntuale. “estamos en todas partes” contiene 16 tracce di cui una video. non rappresenta un semplice compendio di tutto il loro lavoro, contenuto nell’imprescindibile triplo cd “non classificato”, ma di questo è sicuramente un ottimo complemento. molte sono le tracce dal vivo, tra cui anche una versione quasi hardcore di “white rabbit” dei jefferson airplane, la coinvolgente “big black mothers” e “voghera”, brano sul carcere speciale femminile lì sito nonché uno dei loro pezzi più conosciuti. presenti anche le prime registrazioni ufficiali in studio: due brani del demo dei luna nera (gruppo pre-franti con lalli, stefano e vanni) del 1981, tra cui una bellissima versione di “io nella notte”, strutturalmente diversa da quella che troverà posto nella cassetta del 1983 e poi nel vinile del 1985. e i due brani di un cangiante post punk dal fascino obliquo che componevano la cassetta “a/b” del 1982 quando già si chiamavano franti, senza il contributo della consueta, particolare voce di lalli ma con quella convincentemente multicromatica di luca "lux" colarelli (successivamente cantante e chitarrista nei deafear). ad integrare il tutto ci sono alcuni frammenti di interviste radiofoniche, che aiutano ad inquadrare il loro percorso artistico/militante ed il contesto in cui si sviluppò. anche chi conosce già perfettamente tutta la produzione del gruppo, che è molto probabilmente il più importante fra quelli italiani degli anni ottanta, troverà in questo lavoro molti motivi d’interesse, gioia e curiosità... [musicletter.it]

...un disco dei celeberrimi e introvabili franti! certo che il mio vecchio animo di collezionista crede di sognare e non sta nella pelle. i franti sono stati senz'altro un gruppo seminale del punk torinese, con un risvolto politico marcato e che, una volta scioltosi il gruppo nel movimento, ha dato luogo ad una serie di gruppi derivati, fino ad arrivare alle splendide carriere solistiche (si parla di prodotti, non di risultati di vendite) di lalli e stefano giaccone. questi sono i franti fino al 1980, quando con altri gruppi contribuivano a rendere interessante e bello il cielo sopra torino. nello stesso brodo di coltura (o di cultura) in cui anche lo stesso capossela ha bagnato il becco. un disco-documento, da non perdere, al di là delle sua qualità intrinseche... [bielle.org]

…per molti è stato semplicemente il miglior gruppo in italiano di quegli anni e uno dei migliori di sempre, senza dubbio alcuno: i franti. non paghi di aver tirato fuori, nella terza ristampa dell'imperdibile raccolta "non classificato" i nastri registrati immediatamente dopo lo scioglimento del gruppo, ora con "estamos en todas partes"  tirano fuori le registrazioni risalenti al periodo precedente alla nascita del gruppo, oltre a materiale dal vivo, dedicato a chi come me ha sempre pensato che i due pezzi dal vivo che chiudevano il primo cd della raccolta di cui sopra fossero troppo poco... [sodapop]


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