"...non cerchiamo l'imitazione, la riproduzione fotografica. quello che esce dai nostri concerti è il fabrizio che ciascuno di noi ha nella propria memoria, con tutto l'affetto e il rispetto dovuto ad un autore ed interprete unico. le sue parole in musica sono la base su cui sovrapponiamo le nostre sensibilità per trovare ogni volta emozioni nuove..."

fab ensemble
"storie di un impiegato"
 

 

· il fab ensemble è un gruppo dell'entroterra veneziano che da anni offre versioni assai personali delle canzoni di fabrizio de andré in piccoli concerti, lontano dai grossi giri.
questa è la loro prima uscita, canzoni registrate in diretta in sala prove, con attrezzature tecniche insufficienti a poterlo definire un prodotto professionale. d'altronde, la rivoluzione passerà per le cantine dove ci si sbatte a suonare, e si disseterà di questo amore.


il gruppo non nasce con la connotazione classica della tribute band né con l’intenzione fine a se stessa di riproporre in fotocopia il repertorio più popolare della produzione musicale di fabrizio de andré. in realtà ciascun componente porta, nell’interpretazione dei brani, il proprio personale bagaglio di suoni e di sensibilità. il risultato è un omaggio sincero di ciascuno nei confronti del musicista, del poeta, di un mito della canzone italiana.
   

"storia di un impiegato" è considerato l'album più politico di de andrè: una sorta di manifesto che utilizza le metriche e le immagini della poesia per descrivere i labirinti del potere e chi vi si perde. un racconto di nove canzoni tenute insieme da un unico filo conduttore e da una traccia musicale incalzante e coerente.
l'impiegato di de andrè paragona la mediocrità della propria vita piatta e sempre uguale a quella di chi ha il coraggio di ribellarsi contro il sistema. gli piacerebbe essere come quegli studenti che “avevano il tempo anche per la galera” ma, seppure i suoi trent’anni siano "pochi più dei loro”, l’assuefazione alle piccole certezze della sua quotidianità glielo impediscono. teme di perdere il lavoro, il denaro, la famiglia e preferisce continuare a “contare i denti ai francobolli” e a sentirsi “normale”. vorrebbe, però, riuscire a reagire liberando l’inquietudine che sente dentro di sé. lo fa prima limitando al sogno la sua ribellione e poi con un gesto eversivo individualistico ed estremo, quello dell’attentato solitario che si risolve in una beffa dall’effetto grottesco facendo esplodere un’edicola di giornali invece del parlamento.
l’impiegato, ancora solo contro tutti, viene arrestato, giudicato e incarcerato. in questa nuova e drammatica realtà, in cui perde anche gli affetti, finalmente comincia a pensare in modo sociale organizzando insieme agli altri reclusi la rivolta descritta nell’ultimo brano che, non a caso, riprende la melodia della “canzone del maggio”, chiudendo il cerchio sull’incontro ideale tra la sua presa di coscienza collettivistica e i giovani delle rivolte studentesche.

presentare “storia di un impiegato” secondo noi non è retorico quanto potrebbe apparire, anzi, certe parole dovrebbero essere recuperate e riproposte non solo per quello che letteralmente significano ma per ciò che anche simbolicamente rappresentano, oggi più che mai.

   
   

"...i cinque musicisti ricordano de andré attraverso le sue storie più belle, un vero e proprio atto d’amore nei confronti del grande cantautore italiano..." [al vapore]

"...il fab ensemble presenta uno spettacolo che è il risultato di una selezione non scontata del vasto repertorio di de andrè con l’inserimento dei brani del concept album "storia di un impiegato" riarrangiati ed adattati alla formazione. le canzoni/poesie raccontano un percorso intellettuale, storico e socio-politico lungo oltre quarant’anni che ha attraversato tutti... come una specie di sorriso..." [terramossa.it
]

 

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